Strage di pecore in allevamento: «Forse non lavoreremo più»

Un branco di lupi ha attaccato un gregge a Pieve di Vendaso

Lupi in una foto Ansa

Lupi in una foto Ansa

Fivizzano, 21 luglio 2017 - Uno spettacolo che non avrebbe mai voluto vedere, nel recinto delle sue pecore, a Pieve di Vendaso, nel comune di Fivizzano. Angela Giovannucci, allevatrice, si è sentita mancare di fronte alla carneficina rappresentata dalle carcasse delle sue 19 pecore, sgozzate, fatte a pezzi, sbranate. Una mattanza, sicuramente opera del lupo, che è tornato a ripopolare il nostro Appennino e a ghermire le sue prede, selvatiche o domestiche. «Hanno ucciso anche due puledri nati una decina di giorni fa – commenta il marito della signora – che erano al pascolo con le cavalle, loro madri: un disastro».

A sorvegliare il gregge, nel recinto di Pieve San Paolo, c’era Leone, un pastore maremmano di tre anni che ha difeso finchè ha potuto le agnelle dei suoi padroni, poi a sua volta, ferito gravemente dal branco di lupi affamati, si è dovuto arrendere, privo di forze.

«Questa carneficina è opera di un piccolo branco di lupi – precisa un anziano pastore della zona – un lupo da solo non si sognerebbe di affrontare un pastore maremmano della stazza di Leone. Ma di fronte ad un branco di lupi provenienti dal limitrofo Parco nazionale dell’Appennino, dove è in corso un programma di monitoraggio-cattura di questi carnivori, il cane non poteva fare di più. Ultimamente le prede naturali di questo grande predatore come caprioli e cinghiali si sono assottigliate di numero e i lupi non esitano ad avvicinarsi alle stalle dove sono custodite le pecore».

All’ovile dove è avvenuto l’attacco dei lupi, è arrivata la dottoressa Pocai del servizio veterinario Asl Lunigiana, per verificare e verbalizzare la mattanza degli ovini che sono stati successivamente interrati in una specifica fossa. «Non è la prima volta che i predatori uccidono le nostre pecore – commentano i proprietari –, ma questa volta veramente non sappiamo se ne alleveremo ancora. Di fronte a situazioni come queste dove né recinzioni né cani riescono a proteggere gli animali ci si sente impotenti».

«Da me – dice Achille Guastalli, coordinatore regionale degli allevatori – vengono sempre gli allevatori a lamentarsi. Si domandano perché le pecore debbano essere allevate al chiuso quando invece per natura dovrebbero essere libere, mentre il lupo può muoversi ovunque senza alcun controllo». Difficile trovare una soluzione. «Bisognerebbe recintare i confini del Parco nazionale – aggiunge – , è pieno d’ungulati come caprioli e cinghiali, prede naturali del lupo. Così si accontentano gli amanti della natura e i turisti, felici di sapere che il lupo, questo grande e leggendario carnivoro esiste anche da noi, e si muove senza correre il rischio d’essere ucciso da qualche bracconiere.Nel contempo, pastori e allevatori di cavalli, potrebbero svolgere il proprio lavoro e ampliare greggi e mandrie con maggiore tranquillità”.