Tecnologia: la pila del futuro messa a punto da un lucchese

L’invenzione del professor Pellegrini. Dura il 25% in più

Il professor Vittorio Pellegrini

Il professor Vittorio Pellegrini

Lucca, 16 agosto 2014 - IL TRENO del futuro è passato da Lucca, anzi si è fermato anche per un po’ di tempo. Ma ad oggi, purtroppo, è stato perso. Parliamo del progetto «grafene», quel materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio che sta aprendo le porte a un futuro da fantascienza. A capo del «centro grafene» dell’Istituto italiano di tecnologia, che ha sede a Genova, c’è il professore Vittorio Pellegrini. Un lucchese. Il suo nome è tornato all’attenzione delle cronache in questi ultimi giorni per aver messo a punto il prototipo della batteria che, grazie all’anodo spalmato di grafene, ha un’efficienza superiore al 25 per cento rispetto alle batterie al litio. Così il nome di Vittorio Pellegrini ha conquistato mezza pagina il giorno di Ferragosto sul Corriere della Sera e proprio ieri sera è stato protagonista anche del TG5. Tutto ciò in attesa dell’uscita della pubblicazione ufficiale su «Nano Letters», riferimento mondiale sulle nanotecnologie e sull’e-lettrochimica.  OVVIAMENTE è subito scattata la corsa a conquistare questa scoperta che avrà enormi usi commerciali. Basta pensare alle batterie dei telefoni cellulari o dei computer portatili (Samsung e Nokia si sono già mosse) ma anche di gruppi che si occupano di auto elettriche oppure di immagazzinare l’energia prodotta dai pannelli solari. Su questi fronti i contatti sono aperti con il gruppo francese «Bollorè», che ha varato il progetto della vettura elettrica «Bluecar», una citycar progettata appositamente da Pininfarina e assemblata a Torino; con l’Enel; con la «Directa plus» di Lomazzo di Como, società che punta allo sviluppo di processi per la produzione di nanomateriali di nuova generazione che possano entrare nei mercati globali esistenti.  La vostra sarà la batteria del futuro? «Abbiamo già dimostrato l’efficienza del prototipo della pila, ottenuta con un materiale povero, che dunque costa poco, semplicemente spalmandolo sugli elettrodi della batteria. Ma stiamo andando avanti con la ricerca — spiega il professore Pellegrini — perchè appare possibile anche una ricarica molto più veloce della pila. Insomma le future batterie al grafene si ricaricheranno in giro di minuti e non di ore. La ricarica più veloce è una potenzialità intrinseca a questo materiale». Lucca ormai ha perso il treno oppure resta qualche speranza? «Il centro grafene ha nove sedi distaccate di cui due a Pisa alla Scuola Sant’Anna e alla Normale. A settembre sarò a Catania dove ci sono aziende legate all’Enel che si occupano del fotovoltaico e sono interessate alle batterie per immagazzinare l’energia elettrica da usare nelle ore notturne. Sono impegnato a mantenere questa tecnologia in Italia, anche per questo motivo mi fa piacere la pubblicizzazione della nostra scoperta, ora dobbiamo arrivare ad accordi per lo sfruttamento commerciale che porteranno anche molti posti di lavoro». Concretamente i poli tecnologici lucchesi potranno essere coinvolti? «Se troviamo opportunità di realizzare spin off o produzioni di grafene in un polo tecnologico di Lucca noi siamo apertissimi. A oggi c’è il contatto con la Scuola Normale di Pisa. Stiamo cercando di capire come andare avanti. Ritengo che la Regione Toscana debba metterci testa e soldi, proprio partendo dalla disponibilità della Scuola Normale di Pisa che è pronta a dare il contributo di consulenza».