La torre d'avorio

Il commento

Remo Santini

Remo Santini

Lucca, 21 luglio 2014 - Cari lettori, mi ero imposto una doppia dieta estiva, di quelle assai drastiche: non affrontare per un po’ di tempo il tema della lucchesità (almeno fino a settembre, mese clou della tradizione) e tacere sul tema della politica amministrativa locale. Generalmente riesco a non cedere alle tentazioni, ma stavolta non è così. Hai voglia di evitare in tutti i modi di affrontare certe questioni, eppure non riesco proprio a tapparmi la bocca. I fatti degli ultimi giorni, purtroppo, impongono un’altra abbuffata di questi argomenti, che voglio come sempre condividere con voi. Parto subito da una considerazione generale: la nostra Lucca è davvero strana. Bella scoperta, mi direte. Eppure non finiamo mai di stupirci. Ad amarla ci vuole un attimo. Ne siamo tutti inebriati, o almeno ci basta affermarlo per lavarci la coscienza. Solo a parole. E poi di quello che accade, ce ne strabattiamo. Ed ecco che, quando si tratta di difendere la città dai suoi guai, mettiamo la testa sotto la sabbia. Lo so che è brutto sentirselo dire. Ma è così. Una situazione di cui probabilmente siamo tutti piu’ o meno complici. Tuttavia si tratta del Dna lucchese con cui siamo cresciuti nei secoli. E dobbiamo farci i conti sempre, volenti o nolenti. Eppure, di fronte a quello che si profila come un possibile terremoto istituzionale, bisogna che stavolta ognuno si assuma chiaramente le proprie responsabilità. Ecco a cosa mi riferisco.

Mai come ora, infatti, il futuro della giunta Tambellini sembra essere diventato a rischio. La nuova mina scoppiata è quella legata al «Piuss» e alla possibile perdita del finanziamento di 20 milioni di euro per recuperare immobili della zona sud-ovest del centro storico. La cruda realtà è che, seppure la volontà di mollare tutto da parte del Comune sia rientrata, lo scoglio vero sta nel fatto che proprio l’esecutivo di centrosinistra è colpevole di clamorosi ritardi nel portare avanti i progetti: detto in parole povere, senza un miracolo, la Regione stessa sarebbe impossibilitata a confermare i fondi europei, che decadranno se entro il 2015 i lavori non saranno iniziati. Insomma, l’ennesima prova dell’incapacità di Palazzo Orsetti ad affrontare i problemi della città. E’ paradossale, ma tutto ciò che viene toccato da questa amministrazione, finisce per essere rovinato. Dispiace, ma è così. Dobbiamo augurarci, come diciamo da tempo, che il sindaco e gli assessori riescano a invertire la rotta, ma il cammino sembra segnato. Ed eccoci il punto: adesso il Pd, principale azionista di maggioranza, è di fronte alla scelta più difficile: staccare la spina e aprire la strada a nuove elezioni. Se ne avrà il coraggio e i numeri, tuttavia, è difficile dirlo.  Certo è che il capoluogo non può continuare a scontare a lungo questa situazione. Anzi il tempo limite è stato superato. Tambellini non pensa minimamente a dimettersi spontaneamente, e ciò è comprensibile: ma lui e i suoi più stretti collaboratori si sono isolati dalla realtà. Si sentono asserragliati in un fortino, aspettando un nemico che non c’è. Non hanno ancora capito che i veri avversari di questa amministrazione sono loro stessi. Vivono come in una torre d’avorio, dove si mescolano presunta santità e solitudine sempre più palpabile. O crolla del tutto questa distanza abissale con la città e i suoi abitanti (e il sindaco e il suo staff avranno l’umiltà di rimettersi in discussione) o qualcuno, questa torre d’avorio, la dovrà inevitabilmente espugnare. Ogni guerra ha i suoi feriti: l’importante è che a uscirne indenne sia Lucca. [email protected]