Derubò e uccise anziano: condannato a 16 anni e 8 mesi

In aula il terzo bandito che uccise Canozzi chiede scusa ai familiari

Florin Marini dopo la condanna

Florin Marini dopo la condanna

Lucca, 10 dicembre 2016 - Sedici anni di reclusione per omicidio volontario, altri otto mesi per furto, più 100mila euro di provvisionale ai familiari. Questa la sentenza in rito abbreviato emessa ieri dal gup Riccardo Nerucci nei confronti di Florind Marini, il 26enne albanese che faceva parte della banda che nel gennaio 2013 rapinò e uccise in casa Ugo Canozzi, 82enne ex poliziotto di Castagnola di Minucciano. I due complici, il cugino Lorenc Marini, e Besnik Metushi, erano stati già condannati in secondo grado rispettivamente a 26 e 11 anni di carcere. «Speriamo che li scontino davvero tutti in carcere. Ma sappiamo già che non sarà così, purtroppo. Io di certo non potrò mai perdonarli. Mai...», è il commento a caldo del figlio Candido Canozzi all’uscita dall’aula, assistito dall’avvocato di parte civile Silvia Cavani.

Per Florind Marini c’è stato uno sconto di un terzo della pena, grazie al rito abbreviato chiesto dal suo difensore, l’avvocato Gabriele Terranova, ma ha pesato anche la sua sostanziale collaborazione con gli inquirenti nella ricostruzione della tragedia. Il giovane ieri ha anche preso la parola in aula per chiedere «scusa ai familiari per quanto commesso». Il giudice sembra aver in parte accolto la sua versione dei fatti, ovvero che il suo ruolo nell’omicidio fu secondario rispetto a quello del cugino Lorenc, che avrebbe premuto fatalmente il cuscino sul volto dell’anziano, svegliato dall’ingresso dei ladri nella sua stanza da letto. Il ruolo di Florind fu di appoggio al cugino, per legare l’anziano e preparare la sedia vicino al letto per immobilizzarlo. Ma qualcosa andò storto e il povero Ugo Canozzi morì sul letto, con ogni probabilità soffocato. I tre, entrati per rubare, fuggirono via senza tanti scrupoli lasciandolo lì esanime, portando con sé un bottino di circa 2000 euro.

Nei giorni successivi Florind spedì 100 euro alla famiglia in Albania, frutto di questo e un altro furto (in casa di Domenico Colli) commesso con i due connazionali in Garfagnana. Ed è emerso un elemento nuovo: la banda di albanesi quel giorno aveva preso di mira un’altra abitazione, ma trovando la caldaia accesa pensarono che vi fosse qualcuno in casa e ripiegarono allora sull’abitazione di Canozzi. Lorenc lo conosceva bene e vide che la sua auto non c’era. La vettura era in realtà in officina per una riparazione. Un equivoco che spinse i tre a fare irruzione con tranquillità in casa, salvo poi perdere la testa e commettere quell’omicidio non previsto. Ci vollero le minuziose ed esemplari indagini dei carabinieri del nucleo investigativo e di Castelnuovo Garfagnana per scovare uno ad uno i tre autori del misfatto, grazie ad un vero e proprio puzzle di intercettazioni, indagini porta a porta e intuizioni, dove ogni tessera è stata messa al proprio posto. Fino a far scattare le manette ai tre ladri maldestri e spavaldi. Che hanno lasciato una scia di morte alle loro spalle.