Bimbo morto soffocato: il gip archivia per 4 medici, altri 4 a processo

La decisione dopo la richiesta di archiviazione del pm e l'opposizone dei genitori di Alessandro Favilla. Ecco i nomi / IL VIDEO CHOC

Alessandro-favilla-Lucca

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Lucca, 23 marzo 2015 - Svolta nella vicenda giudiziaria sulla tragica fine del piccolo Alessandro Favilla, il bimbo di 10 anni morto il 25 ottobre 2012, soffocato in casa sotto gli occhi dei genitori. A distanza di alcuni giorni dall'udienza, il gip Giuseppe Pezzuti ha preso le sue decisioni in merito alla richiesta di archiviazione nei confronti degli 8 medici indagati presentata dal pm. Per quattro medici (due chirurghi romani, un pediatra e un radiologo dell'ospedale di Lucca) il giudice ha disposto l'archiviazione, ritenendo che non vi siano elementi probatori tali da contestare loro alcun reato. Ma per altri quattro medici, il gip Pezzuti ha stabilito la trasmissione degli atti dell'inchiesta allo stesso pm perché "entro 10 giorni formuli l'imputazione". Si tratta di due pediatri  all'epoca in servizio all'ospedale di Lucca, Marco Montesanti (ora lavora a Pontedera) ed Elisabetta Spadoni, più il pediatra Graziano Vierucci e il pediatra di famiglia Giuseppe Fontana

Un primo punto fermo in un'indagine delicata andata avanti per quasi due anni e mezzo. Hanno pesato nella decisione del giudice anche le testimonianze e i documenti prodotti dai genitori del bambino, Emanuele e Alessia Favilla, assistiti dall’avvocato Enrico Marzaduri, e la nuova consulenza tecnica di 10 pagine firmata dal dottor Roberto Da Porto. Secondo il giudice, in sostanza, il piccolo Alessandro non fu seguito a dovere dai medici, nonostante i ripetuti accessi al pronto soccorso dell'allora Campo di Marte, con i genitori che chiedevano di valutare bene le condizioni del bimbo. Il gip rileva che "il bimbo venne sottoposto a 3 visite in ambiente ospedaliero e ad una visita da parte del pediatra di famiglia. I medici che lo ebbero in cura formularono tutti diagnosi di bronchite e, malgrado la mancata  risposta alla terapia, somministrata per molti giorni fino al decesso, il peggioramento delle condizioni respiratorie, il tipo di dispnea, documentata dal video (quello che mostra Alessandro a scuola, ndr), la progressiva comparsa di intensa astenia e disfonia, in un bambino che non riusciva ad espettorare, elementi che avrebbero dovuto indurre al ricovero, non disposero il ricovero e non si indussero ad effettuare approfondimenti diagnostici che nel caso erano doverosi". E ancora: "La situazione del paziente imponeva una visita pneumologica approfondita". Il gip inoltre sottolinea che non trova riscontro l'ipotesi di una morte per intasamento delle vie respiratorie da cibo, mentre "l'ipotesi che la morte sia conseguenza diretta di una stenosi tracheale in un quadro di diffusa e severa bronchite cronica rimane l'unica possibile".

Sulla base di queste e altre considerazioni, relative anche alle testimonianze dei nonni del piccolo e di due maestre che hanno dettagliatamente ricostruito le condizioni di salute di Alessandro negli ultimi giorni di vita, quando i genitori facevano la spola tra i vari medici, il giudice Pezzuti (ritenedo anche contraddittorie le due perizie depositate in tempi diversi dai consulenti del pm)  ha dunque disposto che i quattro medici debbano essere processati. Tecnicamente ora gli atti tornano al pm, che entro 10 giorni è obbligato a formulare il capo di imputazione per concorso in omicidio colposo per colpa medica, inviando gli atti a un nuovo gup per la celebrazione dell'udienza preliminare. Sarà un processo dove si confronteranno tesi contrapposte, basate su perizie. Contro quella del professor Da Porto, c'è infatti la relazione finale chiesta dal pm al medico legale Marco Di Paolo, affiancato dal professor Rolando Cimaz, responsabile dell’unità operativa di reumatologia del pediatrico Meyer di Firenze, secondo i quali «non vi sono elementi per individuare con certezza condotte sanitarie inadeguate in rapporto causale con il decesso del bambino». 

“Finalmente comincia ad emergere un po' di verità - commentano i genitori -. Noi vogliamo avere fiducia nella giustizia: Ale merita che sia fatta finalmente piena luce sulle responsabilità mediche, senza guardare in faccia a nessuno".