Medici sospesi dal servizio, l'Assistenza già sapeva: "Ignorate le nostre segnalazioni"

Parlano Nicola Di Paco e Romano Giovannini, oltre alle cure negate spuntano altri episodi inquietanti: "Insulti ai familiari dei malati"

Nicola Di Paco e Romano Giovannini, presidenti delle Assistenze di Rosignano e Cecina

Nicola Di Paco e Romano Giovannini, presidenti delle Assistenze di Rosignano e Cecina

Rosignano-Cecina (Livorno), 7 ottobre 2016 - Gravi mancanze comportamentali ed etiche che hanno portato i dirigenti sia della Pubblica Assistenza di Rosignano sia della Pubblica Assistenza di Cecina a sollecitare in più di un’occasione i vertici dell’Asl per attivare delle verifiche approfondite sul “modus operandi” di due dei tre medici solo successivamente sospesi dal servizio al 118 di Cecina. Ma ciò che rende questo “caso” assolutamente paradossale e inaccettabile è il fatto che le segnalazioni sopracitate in realtà erano tutte rimaste senza una risposta da parte dell’Azienda sanitaria, che ha sospeso dal servizio i tre medici soltanto dopo la netta presa di posizione del sindaco di Cecina Samuele Lippi, venuto a conoscenza di diversi episodi definiti dallo stesso “gravissimi” e deciso a fare chiarezza una volta per tutte rivolgendosi in prima persona non soltanto all’Asl ma anche alla Procura. In pratica come se le segnalazioni giunte dai vertici delle Pubbliche Assistenze di Rosignano e Cecina non avessero alcun valore, nonostante tutta una serie di testimonianze fornite dal personale volontario ma anche raccolte in base ad esperienze vissute direttamente dai presidenti Nicola Di Paco e Romano Giovannini. 

A confermarlo sono proprio i dirigenti delle due associazioni di volontariato. “Nel nostro caso – spiega Nicola Di Paco – gli episodi “incriminati” risalgono al 2014 e si riferiscono ad uno dei tre medici citati nell’articolo uscito su La Nazione di oggi (ieri, ndr). In primis furono numerosi nostri volontari a segnalarmi che non volevano più lavorare con una specifica dottoressa del 118 a causa del suo atteggiamento maleducato e offensivo nei confronti dei familiari dei malati. Successivamente ho vissuto di persona una esperienza a dir poco negativa con la stessa dottoressa, in occasione di un incidente stradale durante il quale si rifiutò di scendere dall’ambulanza, evidentemente valutando le condizioni del paziente compromesse e quindi non necessario un suo intervento. Insomma, diverse evidenze che mi portarono ad inviare una segnalazione al direttore dell’Asl Eugenio Porfido per richiedere una verifica sulla professionalità e sulle “capacità” della dottoressa, visto che noi dell’Assistenza non abbiamo le competenze per farlo. Ma nessuna risposta è mai giunta dall’Asl. Un episodio che segnalai anche in varie riunioni dell’Anpas in qualità di coordinatore provinciale”.

Esperienza del tutto simile quella vissuta anche dal presidente dell’Assistenza di Cecina, Romano Giovannini, con un’altra dottoressa soltanto da poco tempo sospesa dall’Asl. “Nel 2013 – spiega Giovannini – ci recammo con l’ambulanza medicalizzata sul luogo dove una donna venne investita da un treno mentre stava facendo asparagi ma la dottoressa si rifiutò di scendere dal mezzo. Circostanza che era già avvenuta anche in precedenza come confermato da diversi volontari. Decisi così (era il 2014, ndr) di scrivere una lettera al direttore sanitario di allora (Carlo Giustarini, ndr) che però non ha mai risposto”.

Insomma, due testimonianze che fanno riflettere e che lasciano grossi punti interrogativi sul perché queste segnalazioni non siano state prese in considerazione a tempo debito.