Ammazzò un ragazzo in una rissa. Tenerani condannato a dieci anni

La Cassazione conferma la sentenza per il 27enne di Carrara

Davide Tenerani

Davide Tenerani

La Spezia, 21 maggio 2016 - Nessun colpo di scena. I giudici della Corte di Cassazione hanno confermato in toto la sentenza di condanna per Davide Tenerani, il 27enne di Carrara ritenuto responsabile della morte dello spezzino Jonathan Esposito, ucciso con una coltellata al petto al culmine di una rissa davanti al circolo Arci di Fossamastra il 27 febbraio 2011. La corte ha rigettato i quattro motivi di ricorso proposti dai legali di Tenerani, lo spezzino Andrea Corradino e Filippo Dinacci – legale di Silvio Berlusconi al processo Ruby –, ribadendo la sentenza di condanna a dieci anni di reclusione emessa nel dicembre del 2014 dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Genova, che a loro volta avevano confermato il verdetto del giudice per l’udienza preliminare del tribunale della Spezia, Marta Perazzo, che si era pronunciata all’esito del rito abbreviato per omicidio volontario, con l’indotto riconoscimento dello sconto di un terzo della pena.

Confermati anche il risarcimento sottoforma di provvisionale di 230mila alle parti civili – 80mila al figlio della vittima che all’epoca dei fatti aveva tre anni, 40mila ciascuno ai genitori e alla moglie e 30mila alla sorella, assistiti dagli avvocati Luigi Fornaciari e Cesare Bruzzi Alieti – e i dieci anni di interdizione dai pubblici uffici. Il drammatico episodio avvenne all’alba del 27 febbraio 2011. Nella zuffa innescata da futili motivi fu ferito mortalmente il 27enne Jonathan Esposito. Un colpo in pieno petto, con la lama che trapassò il cuore: per il giovane spezzino non ci fu nulla da fare. Le indagini dei carabinieri, coordinate dal pubblico ministero Maurizio Caporuscio, portarono nel giro di poche ore a indagare per quei fatti Davide Tenerani. L’arma del delitto non fu più ritrovata, con il 27enne di Carrara che sostenne sempre di aver sferrato una coltellata alla cieca, difendendosi da un’aggressione, ma gli indizi gravi a suo carico portarono alla sua condanna.

Proprio poche settimane fa, per quella rissa, sono stati citati a giudizio sette giovani, due dei quali chiamati anche a rispondere di favoreggiamento: i carraresi Gabriele Alibani, Luca Bogazzi, Mario Solinas, Alessio Calendi e gli spezzini Emilio Briselli, Edward Richieri (che ha chiesto il rito abbreviato) e l’albanese Kledja Deliu. I sette, secondo l’accusa, furono coinvolti nella rissa scoppiata davanti al circolo Arci di via della Concia dove trovò la morte il giovane spezzino. Calendi e Alibani devono anche rispondere di favoreggiamento; secondo l’accusa aiutarono l’omicida ad eludere le investigazioni disattivando i telefoni cellulari e abbandonando i vestiti nella casa della nonna del primo dove vennero poi trovati dai carabinieri.