«Non siamo robot e non lavoriamo gratis». Muggiano, operai bloccano la strada per ore

In sciopero contro i tagli all’integrativo, la vendita del bacino e il microchip nelle scarpe FINCANTIERI, OPERAI IN RIVOLTA / LE FOTO DELLA PROTESTA

Operai

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La Spezia, 25 marzo 2015 - IN TRECENTO sulla strada, a bloccare il traffico e a urlare slogan contro un’azienda che vuole tagliare premi e permessi retribuiti e che vuole introdurre microchip nei dispositivi da lavoro per controllarne presenza e produttività. Così gli operai Fincantieri del Muggiano ieri mattina hanno incrociato le braccia, nella protesta spontanea che ha avuto la benedizione delle tre sigle sindacali, e che ha prodotto il... rinvio delle prove a mare del sommergibile in allestimento presso il cantiere. Per oltre due ore, i lavoratori hanno occupato la strada provinciale che collega La Spezia e Lerici, e lo svincolo autostradale che conduce in città e al casello, provocando il blocco totale del traffico. Troppo grande, la rabbia verso un contratto integrativo «che rischia di tagliare i premi di produzione e i permessi annuali retribuiti, costringendo il lavoratore non solo a lavorare gratis, ma anche a vedersi decurtati dallo stipendo almeno tremila euro» gridano in coro i sindacati Fiom, Fim e Uilm. Solo verso la fine della mattinata i lavoratori sono tornati in fabbrica, con il traffico ritornato alla normalità solo attorno alle 13. «Continueremo così, con azioni di protesta, finchè l’azienda non rivedrà la proposta di contratto integrativo, gravemente penalizzante per gli operai. Siamo arrivati al punto che un lavoratore deve pagare di tasca propria per lavorare, è inaccettabile – tuona Matteo Bellegoni, leader di Fiom Cgil –. Il Microchip? Roba da fantascienza, assurda solo da pensare, perchè lede il diritto alla privacy dei lavoratori. La proposta di Fincantieri, in questo senso, sembra presa dalla sceneggiatura di Blade Runner». Ieri, in corteo, anche la Uilm, che non aveva partecipato al primo sciopero, organizzato nella giornata del Santo patrono cittadino. «Abbiamo seguito un altro percorso, giusto informare bene i lavoratori prima di decidere le forme di protesta. La tensione è sempre più alta – aggiunge Graziano Leonardi, segretario provinciale Uilm – e sarà così fino a che l’azienda non si siederà al tavolo e comincerà a ragionare. Il microchip negli scarponi e nei caschi da lavoro? Una follia, assurdo che nel 2015 si parli ancora di controllo del lavoratore. Credo ci siano cose più importanti da affrontare, come l’ipotesi di azzerare le 104 ore di permessi annuali retribuiti: noi siamo contrari, anche perchè non fa parte della discussione legata al contratto integrativo». Ieri pomeriggio, è arrivata anche la presa di posizione di Fincantieri, che in una nota spiega che «le apparecchiature (i microchip; ndr) non verranno utilizzate per il controllo a distanza dei lavoratori. L’azienda ritiene utile che in ciascun sito aziendale vengano adottati impianti in grado di incrementare il livello di sicurezza complessiva».

E tra le motivazioni che hanno indotto gli operai a protestare, anche la decisione della Provincia di vendere il bacino di carenaggio per ripianare i propri debiti: una vendita fortemente osteggiata dai sindacati sin dalle prime battute. «È fondamentale per costruire e riparare navi, non si tocca – aggiunge ancora Leonardi –. Per questo vogliamo un incontro con il presidente della Provincia per avere rassicurazioni in merito». «Fino a ora abbiamo ottenuto spiegazioni dal Consorzio che ne detiene la proprietà, non dalla politica: sarà lotta fino a che le istituzioni non si pronunceranno sulla vicenda» chiosa il segretario Fiom, Matteo Bellegoni.

Matteo Marcello