Tartarini, metodo per il dopo-Federici: «Il sindaco? Un assessore uscente»

Volata ‘silenziosa’ a Mori. «Nessun ‘pontiere’ per parlare a Orlando»

Tartarini

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La Spezia, 3 ottobre 2015 - Ha fama di riuscire a mantenere un approccio giovanilista, ma in tasca ha la tessera di partito dal 1998. Pochi peli sulla lingua quando si parla di politica, soprattutto se in ballo ci sono ‘avversari’ storici o acquisiti. Tutti sanno che tira la volata, per la poltrona di sindaco, all’amico e collega Corrado Mori, ma a domanda precisa si smarca come un veterano della scaramanzia e tira in ballo la meritocrazia: della serie ‘vinca il migliore’; e lui, Jacopo Tartarini, certamente non è uno che ama giocare tra le retroguardie.

Tartarini, il Pd ha perso oltre tremila iscritti in un anno. Cosa sta succedendo?

«È un dato preoccupante, ma non sorprendente, perché il nostro è un partito nel quale la militanza è diventata faticosa, a causa di un perdurante clima di avvelenamento dei rapporti. Leggo di un mio collega assessore proclamatosi capo di una sub corrente (trattasi di Andrea Stretti, ndr), come se non ne avessimo abbastanza, che si offre di fare il ‘pompiere’ con Andrea Orlando. Mi domando se anche chi, come me, conosce Andrea dall’età di 15 anni, necessiti di un ‘pontiere’ per parlargli. E’ un’idea di partito che non interessa a nessuno».

Ha intenzione di candidarsi alle prossime amministrative?

«Penso che il candidato debba essere un assessore uscente della giunta Federici, a meno che non si voglia buttare al macero tutta questa esperienza. E credo che la cosa più semplice sia scegliere l’assessore più bravo, che non sono io».

Ma alla domanda su chi sia il migliore in campo, Tartarini nicchia e si sottrae con un sorrisino...

Cosa salverebbe di questi otto anni?

«In primo luogo la salvezza di Acam e, più in generale, il risanamento delle municipalizzate. La città poi è cambiata molto e la vicenda di piazza Verdi è in fondo la banale contrapposizione tra chi vuole cambiare ancora e chi non cambierebbe mai».

Su cosa, invece, si è ‘toppato’?

«Sul waterfront, dimenticato nel suo assetto unitario e che disegneremo, se tutto va bene, a tratti».

Quanto hanno pesato i pessimi rapporti Federici-Forcieri?

«Non credo che si tratti di un problema personale, per quanto i rapporti siano notoriamente altalenanti. E’ come se in Ap il tema della concertazione con Palazzo civico non fosse sentito».

In che senso?

«Nel senso che l’Ap funziona come se fosse un altro Comune. Situazione che crea due problemi: innanzitutto il ‘vero’ Comune è privato di un interlocutore essenziale e collaborativo; e in secondo luogo, il Comune ‘putativo’, per quanto faccia, non può sostituirsi al primo».

A parte la defezione di Stretti, si vocifera che il team paitiano sia in crisi di tenuta...

«E’ una vicenda, questa di una minoranza eretica del Pd, che dura da 20 anni, costellati da innumerevoli contrasti, ai quali, personalmente, faccio pochissimo caso».

Veniamo alle aree militari: è vero che la trattativa per la piazza adiacente al porticciolo di San Vito si è arenata?

«Assolutamente no. Si procede senza intoppi. Stiamo preparando il progetto di delimitazione dell’area, che deve essere approvato dalla Marina. Quindi, assieme ai cittadini, decideremo in che modo utilizzare lo spazio. Un buon criterio generale è che le ex aree militari siano riconsegnate a una piena fruizione civile, anzi sociale. È quel che stiamo facendo col ‘Montagna’ e che faremo con l’ex lavanderia di Cadimare».

Tempi previsti per la restituzione dell’area di Marola?

«Ragionevolente, serviranno tutto il 2015 per le concessioni e il 2016 per i lavori».

Musealizzazione del ‘Da Vinci’: aria fritta o c’è qualcosa di concreto?

«Insieme al vicesindaco, sono stato incaricato dell’istruttoria di fattibilità. E, come avrete visto, non siamo partiti con qualche roboante dichiarazione sui giornali, bensì chiedendo un appuntamento alla Marina, che avremo in settimana. La trasformazione a scopi museali di un sommergibile prevede comunque una procedura codificata che comporta autorizzazioni e interventi e anche la necessità di dar prova di avere le risorse necessarie. Non è semplice. Trieste ha rinunciato».

Contatti con eventuali sponsor?

«No, per ora nessuno».