La crociata della tribù dello skate: "Dateci un parco dove allenarci"

Non solo sport ma stile di vita. Purtroppo alla Spezia non ci sono spazi specifici / LA CITTA' E' ANCHE LORO

Gli skater in azione

Gli skater in azione

La Spezia, 15 marzo 2017 - «Dove skettiamo? Non in uno skate park. Alla Spezia non ce ne sono». Lo skateboarding è considerato uno sport a tutti gli effetti. A bordo della classica tavola in legno con le ruote, gli amanti degli sport estremi si esprimono, esibendosi, in ogni angolo del pianeta. Proprio non lo si può negare, la disciplina è stata rivalutata.

Anche per le Olimpiadi del 2020 il comitato organizzatore giapponese ha proposto d’inserirlo tra le cinque nuove discipline. L’unico problema, per chi vorrebbe puntare all’agonismo o semplicemente divertirsi con questo strumento, è di non abitare in una grande città. Dunque, trovarsi costretti ad adattarsi alle possibilità del luogo in cui si è nati. Finendo col ‘disturbare’ cittadini intransigenti o pagare multe perché si ‘salta’ su gradini o panchine pubbliche. Pevitare questi spiacevoli intermezzi, ci vorrebbero rampe adatte da installare dentro a degli skate park.

Un servizio che non viene offerto nello spezzino. Fino a dieci anni fa, però, la possibilità di raggiungere una struttura simile c’era. Alle Pianazze gli appassionati potevano sfogare la loro passione, ma ora non più. Ciò che viene a mancare, quindi, è un’opportunità. Un posto vicino per esercitarsi, perché il primo skate park (gratuito) è Sarzana, e a un certo orario chiude i battenti.

Poi, per skettare professionalmente, si andrebbe altrove: nelle metropoli. Per esempio, a Milano. A Parlare della mancanza dello skate park è lo skater spezzino Andrea Gamberini: «Alle Pianazze organizzavamo dei contest – ricorda –. Ma, dopo un po’, anche quello spazio è venuto meno».

Ora servirebbe qualcosa di nuovo. Un’area per piccini e grandi che vogliono divertirsi su una tavola, e dei regolamenti precisi da seguire. Far indossare il casco ai minori, per esempio. Ma per ora sono solo sogni. «I più piccoli non si sentono invogliati ne’ motivati a skettare – dice l’istruttore Daniele Di Sannio –. Se ci fossero posti sicuri per praticare, allora le mamme appoggerebbero i loro figli: non li limiterebbero».

Ma le probabilità sono ancora basse perché pochi genitori si fidano e tanti hanno paura. I timori? Le insidie della strada. E alla fine, ciò che si ottiene, è una sorta di discriminazione dello skateboarding. Il relegare questo sport, in cui serve costanza, talento e voglia di imparare (per non appendere lo skate al chiodo), ai margini. Doti che non tutti possiedono, ma solo chi crede davvero in quello che fa. Per questo, la proposta: «In città abbiamo molti posti per realizzare skate park – dicono gli skaters –: Alla Maggiolina, per esempio». Ma per adesso il loro desiderio non è niente meno che un sogno... su quattro ruote.