Acam, condanna bis a restituire l’Iva: «Sentenza apripista per la class action»

L’avvocato Marrucchi rilancia sulla querelle dell’imposta sulla Tia

Uno spettacolo purtroppo consueto in città

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La Spezia, 28 febbraio 2017 - Poca cosa sul piano del quantum oggetto di causa. Grande, invece, la portata della sentenza sul piano del consolidamento giurisprundenziale alla Spezia e delle sue potenziali implicazioni, dalla possibile class action ad un’azione in autotutela da parte di Acam Ambiente di concerto con l’Agenzia delle Entrate.

La questione è quella del pagamento dell’Iva (imposta sul valore aggiunto) sulla Tia (tassa - indicata impropriamente come tariffa - per l’igiene ambientale) che, dal 2007, ha tenuto bianco fino al 2013, per poi cedere il passo alla Tares e alla successiva Tari. Termini diversi, ma sempre di gabelle per lo smaltimento dei rifiuti si tratte. Le ultime, tributo conclamato, vanno pagate al Comune e, in quanto, tasse, sono esenti da Iva. La Tia, invece, riscossa a suo tempo dall’Acam Ambiente, in regime privatistico, indicava in bolletta l’Iva al 10 per cento, nella presunzione che l’importo avesse l’identità di tariffa a fronte di un servizio. Ebbene, è dei giorni scorsi il secondo verdetto emesso dal fronte dei giudici dei pace che, dopo le sentenze della Corte di Cassazione che hanno certificato la valenza di tributo della Tia, ha certificato il diritto degli utenti a tornare in possesso delle somme relative ai pagamenti indebiti, dal 2007 al 2012: un tesoretto, ad personam, di 100 euro. Per contrastare le pretese Acam Ambiente si era opposta con tutte le sue forze, formalizzando anche la richiesta di sottoporre la questione alla Corte di giustizia europea.

LE ARGOMENTAZIONI sulla legittimità dell’applicazione dell’Iva non hanno convinto i giudici. Prima Paolo Oneto e, nei giorni scorsi Stefano Galeotti, hanno ha accolto il ricorso di Davide contro Golia. Ad elaborare gli atti legali che hanno fatto scuola è stato l’avvocato Maurizio Marrucchi. Dopo la prima sentenza sfavorevole nel novembre 2015, Acam Ambiente aveva annunciato appello. Ma alle parole non sono seguiti i fatti. Risultato: verdetto passato in giudicato. E ora con la sentenza-fotocopia si consolida così il riconoscimento giurisprudenziale del diritto dell’utente a tornare in possese delle somme erogate a titolo d’Iva che, introitate dell’Agenzie delle Entrate con la sponda dui Acam Ambiente, con non avevano ragione di essere pretese nella bolletta. «Ci sono tutti i presupposti per promuovere una class action finalizzata al recupero delle somme illegittimamente introitate dallo Stato; diversamente questo dovrebbe agire in autotutela, anticipando le iniziative legali», dice l’avvocato Marrucchi che sta studiando le mosse migliori da compiere a tutela degli utenti.