Bambino punto da una siringa mentre gioca. Comune condannato per l’omessa custodia

Porto Venere. Secondo il giudice c’è stata negligenza nella manutenzione della piazza

Una siringa abbandonata (foto di repertorio)

Una siringa abbandonata (foto di repertorio)

Porto Venere (La Spezia), 8 dicembre 2016 - RISARCITO dal giudice dopo essere stato punto da una siringa mentre giocava in piazza assieme ai coetanei. Protagonista della vicenda è un bimbo spezzino di nove anni, il cui incubo innescato da quella pericolosa puntura è stato ristorato dal giudice di pace, che ha condannato il Comune di Porto Venere a risarcire 4.800 euro di danni morali a lui e ai suoi genitori. L’episodio avvenne nell’aprile del 2013 nella centralissima piazza Bastreri. Il bambino, che all’epoca dei fatti aveva sei anni, stava giocando con alcuni coetanei sotto lo sguardo di mamma e papà: cadendo a terra, si era punto alla mano con l’ago di una siringa che qualcuno aveva abbandonato.

QUANTO seguì fu un vero e proprio calvario: terapie ed esami clinici senza soluzione di continuità, per verificare con puntualità l’eventuale insorgenza di malattie trasmissibili attraverso il contatto con il sangue infetto, come l’epatite e l’Hiv. Un incubo durato oltre un anno, spazzato via dagli esami finali che avevano escluso ogni malattia, e per il quale la famiglia aveva bussato più volte alle porte del Comune nel tentativo di farsi riconoscere quantomeno le spese mediche sostenute per le cure e le terapie al proprio figlio. Nulla da fare: così la famiglia si è affidata al legale Cesare Bruzzi Alieti, e ha trascinato il Comune in tribunale. Con il giudice di pace Laura Campi che ha condannato l’amministrazione comunale.

Secondo il giudice, «il Comune di Porto Venere è tenuto a mantenere pulito il proprio territorio, e non avendo dimostrato che l’evento sia riconducibile al caso fortuito, si ritiene che non si possa escludere la responsabilità di custodia, nonostante l’intervento di pulizia antecedente l’accadimento. La pubblica amministrazione, avendo in custodia il proprio territorio, è tenuta a vigilare e controllare lo stesso, e pertanto non può esimersi dalla propria responsabilità». Non solo. Il giudice Campi, nel riconoscere la negligenza della pubblica amministrazione nel custodire il bene pubblico, ha messo in risalto anche la sofferenza patita dal piccolo e dai genitori. «L’accaduto ha portato ai genitori una sofferenza notevole, ed ha costretto a sottoporre il minore a continui accertamenti. Innegabile che il fatto abbia leso il diritto alla salute del piccolo, nel senso della sola minaccia di lesione» si legge nella sentenza, con il giudice che sottolinea anche come sia «innegabile la paura e l’ansia causati dalla puntura e dai successivi esami, piuttosto invasivi stante l’età del bimbo». Da qui il risarcimento per i danni morali: 4mila euro ai genitori, cifra comprensiva delle spese mediche sostenute, e 800 euro al piccolo, «meno consapevole della gravità del rischio corso», con il comune costretto a pagare anche le spese legali, pari a 1800 euro. Il comune, tuttavia, non sembra intenzionato a darsi per vinto, tanto da proporre appello al tribunale civile contro la sentenza. Un episodio analogo, era accaduto anche in città, lo scorso anno. Al parco della Maggiolina, un bambino di cinque anni si era punto alla mano con una siringa mentre giocava con alcuni coetanei.