Banca Etruria, la società nel mirino aveva dichiarato la sede in... carcere

L’indirizzo usato nelle carte era quello dell’ex ingresso su via Fontevivo

Una protesta  dei risparmiatori di Banca Etruria

Una protesta dei risparmiatori di Banca Etruria

La Spezia, 11 gennaio 2015 - IL DECRETO di perquisizione, ai fini del sequestro di atti utili all’inchiesta, indicava un indirizzo preciso della società destinataria dei finanziamenti milionari della Banca popolare dell’Etruria, finita nell’occhio del ciclone con lo scandalo dei risparmiatori rimasti con un pugmo di mosche in mano per effetto della dissipazione del patrimonio dell’istituto di credito: via Fontevivo 43 alla Spezia. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Arezzo, seguendo l’evolversi dei numeri civici di via Fontevivo, si sono trovati davanti al carcere, proprio all’altezza dell’ex ingresso della casa circondariale (l’entrata da tre anni si affaccia sulla piazza intitolata ai giudice Falcone e Borsellino); lì non c’è più la piastrella del numero civico 43, ma lì porta la numerazione attigua. Refuso nel decreto di perquisizione?

NO, un intrigo nell’intrigo, da dipanare. Il numero civico indicato nella statuto della Praha Invest – società in liquidazione di cui risulta liquidatore lo spezzino Giuseppe Fago, 53 anni, e con la quale era in rapporti il consigliere di amministrazione della Banca Etruria indagato per il mancato rispetto delle norme in materia di conflitto di interesse - era probabilmente proprio concepito per rendere vano, o quanto meno complicare, qualsiasi accertamento. Fago, dal suo canto, destinatario della perquisizione come soggetto ’terzo’, ha sostenuto: «Non so niente della Praha Invest, dei soldi che abbia o meno ricevuto dalla Banca d’Etruria, degli affari a Praga. Io ero solo un prestanome della famiglia piacentina che gestiva la società. Mi era stato chiesto di prestarmi, lo avevo fatto... In tempi di crisi si fa anche questo». Una circostanza che è finita anche nei verbali del’inchiesta sviluppata dalla Direzione investigativa antimafia di Genova a proposito del’operatore del Gruppo Orini di Piacenza che opera nel’ambito della compravendita di mezzi di trasporto (nel’ambito della stessa, detto per inciso, per via della locazione di un terreno ad Avenza, sono emerse connessioni con le acrobazie da codice penale dello spezzino Riccardo Trusendi, il ’re’ dei trasporti su gomma e dei crac inanellati previo spogliamento delle società dei beni.

FAGO risulterebbe un prestanome di lungo corso. Sarebbero sei le società, riferibili a Orini di Piacenza, per le quali avrebbe fatto da testa di legno, compresa ha Praha Invest con sede (virtuale) nel carcere spezzino. Fago, nelle interlocuzioni con i finanzieri, assistito dal legale di fiducia Aldo Piccolini, avrebbe ricondotto la gestione contabile reale della società a un fiscalista un tempo dipendente di un’associazione di categoria, poi dimessosi al’esito del venire meno del rapporto fiduciario e delle eccezioni sollevate dal’associazione circa lo svolgimento di un’attività parallela a favore di soggetti estranei alla stessa. La Praha Invest è una di questi. E il prosieguo del’inchiesta è destinato inevitabilmente a passare anche dal ruolo giocato dal consulente fiscale a cui Fago attribuisce le funzioni che lui avrebbe dovuto assolvere i qualità di liquidatore di facciata.