Svastiche sui muri, il tribunale dei minori ordina la lettura di libri sulla Shoah

Protagonisti due ragazzi spezzini per i quali il tribunale ha disposto una 'messa alla prova': per loro letture e film sui temi della Shoah

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

La Spezia, 27 maggio 2015 - La loro giovane mente dovrà essere liberata dall’ideologia nazista a suon di letture e visioni di film che raccontano la Shoah. Nel percorso di recupero, per sradicare il germe dell’odio razziale che si è insinuato nel loro cervello, dovranno essere seguiti dai servizi sociali del Comune della Spezia a cui, intanto, compete la definizione dei ’titoli’ di libri e documentari utili a centrare l’obiettivo. Si chiama «messa alla prova» ed è l’itinerario delineato dal tribunale per minorenni per permettere a due ragazzi spezzini di dimostrare che sono maturati, che sono pentiti, che mai più faranno quello che hanno fatto. La storia parte dalle svastiche e dalle scritte antisemite comparse in città all’indomani della morte dell’ex SS Erich Priebke, nell’ottobre del 2013.

I carabinieri riuscirono a risalire ad almeno uno dei presunti autori materiali e anche ai reperti bellici custoditi nella casa di un complice invasato che, con altro materuale, aveva confezionato composti infiammabili e deflagranti. Vennero così a galla i loro collegamenti col mondo sommerso dei cultori del nazismo, in rete fra loro, attraverso Internet, da un capo all’altro dell’Italia. Il primo è stato deferito a giudizio per rispondere di «incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali»; il secondo è accusato di «detenzione e fabbricazione illegale di materiale esplodente». Il giudice Giampiero Cavatorta ha stabilito nei giorni corsi il loro affidamento in prova ai servizi sociali, per sviluppare un percorso di recupero teso a liberare la mente dell’ideologia nazista e a scongiurare i pericoli da essa derivanti.

Il percorso culturale è prossimo alla definizione di dettaglio, così come le tappe di verifica in cui dovrà articolarsi: in pratica ’saggi’ e interrogazioni a dimostrazione di aver adempiuto alle prescrizioni. In parallelo, alla procura della Repubblica della Spezia, pende un procedimento nei confronti del padre del giovane accusato della detenzione del prodotto infiammabile (un composto a base di nitrato di potassio, zolfo e carbone) del cui confezionamento si era vantato su Facebook con la frase «Il mio primo Napalm». L’adulto deve rispondere del reato di «detenzione illegale di parti di materiale di armamento militare». Si tratta di vecchi contenitori inerti di bombe in dotazione all’Esercito, ricordi dell’epoca in cui, 30 anni fa, l’uomo era ufficiale di complemento. Per contrastare l’accusa ha dato incarico ad un perito di dimostrare l’inoffensività dei reperti.

Corrado Ricci