Il figlio nacque disabile, due milioni di risarcimento dall'Asl ai genitori

Il bambino nacque con problemi a causa di un errore medico

In corsia (foto d'archivio)

In corsia (foto d'archivio)

di MANRICO PARMA

La Spezia, 14 ottobre 2014 - 

DUE milioni di euro. E’ questa la somma in denaro che una coppia di genitori spezzini ha ottenuto per il danno subito dal figlio al momento della nascita come risarcimento di una grave disabilità. Lo ha stabilito una recente sentenza della Corte di appello, che ha ribaltato il verdetto di primo grado favorevole all’azienda sanitaria. La vicenda giudiziaria non è ancora finita. Oggi il tribunale è chiamato ad esprimersi sulla richiesta di opposizione dell’Asl alla procedura di pignoramento intentata dal legale della famiglia. Quest’ultimo, essendo esecutiva la sentenza, ha avviato il procedimento di introito del risarcimento a danno dei conti correnti dell’azienda sanitaria presso le banche. Un secondo appuntamento giudiziario è attesa per giovedì 6 novembre. Sempre l’Asl ha chiesto alla Corte di appello la sospensione della sentenza, in attesa della pronuncia della Cassazione.

Il blocco dei conti, a quanto pare chiesto fino a 3 milioni, non bloccherebbe le operazioni di cassa dell’azienda. Tuttavia, non potendo accedere ai propri fondi, significherebbe una grana di non poco conto. Dietro alla lunga vicenda, consumata nelle aule dei tribunali, c’è la storia della grave disabilità di un ragazzo che oggi ha diciannove anni. Era il 1995 (altri medici, altri dirigenti sanitari), quando un errore — così ha stabilito la sentenza — per il mancato parto cesareo urgente gli procurò sofferenza cerebrale e neurologica. Il dramma non aveva tolto ai genitori la forza di andare avanti con impegno e amore verso il figlio. Ed avviare nel 1998 la causa davanti all’autorità giudiziaria sostenendo le ragioni dell’errore avvenuto nel giorno del parto. La prima sentenza avvenne a distanza di dieci anni, nel 2008. Sentenza, come detto, che non aveva riconosciuto responsabilità da parte dei medici. Di lì l’appello della famiglia e il giudizio di secondo grado, arrivato nel 2014 che avvallava l’errore dei professionisti e stabiliva di conseguenza l’entità del risarcimento. C’è da tenere presente che all’epoca dei fatti, l’azienda sanitaria aveva una copertura assicurativa, con un massimale di un milione. Il contratto prevedeva che toccasse alla compagnia gestire la fase giudiziaria, un particolare che ha precluso l’eventuale possibilità di una transazione diretta da parte dell’azienda sanitaria alla famiglia, cui un tribunale ha riconosciuto il diritto al risarcimento. Un diritto dicevamo per i genitori del ragazzi disabile. L’assicurazione e l’azienda sanitaria dovranno sborsare un milione a testa nel caso la Cassazione confermasse la sentenza. Soldi che l’Asl e la Regione pescherebbero da un capitolo di accantonamento dopo la decisione di qualche anno fa di rinunciare alle coperture assicuratice. Altra storia, il taglio di un milione di euro che la Regione ha chiesto di recente all’azienda sanitaria, per chiudere i conti sanitari del 2014 senza deficit. Un sacrificio che potrebbe essere spalmato nella riabilitazione e in economie di spesa.