Uccise la moglie malata di Alzheimer: condannato a 7 anni e 8 mesi

La Corte di appello ha confermato la pena inflitta in primo grado nel rito abbreviato

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Firenze, 22 febbraio 2016 - Condanna confermata a 7 anni e 8 mesi per l'uomo che uccise la moglie 88enne malata di Alzheimer, a Firenze nel 2014: la Corte d'appello di Firenze ha quindi ricalcato la condanna di primo grado in rito abbreviato. La corte non ha riconosciuto a Giancarlo Vergelli, oggi 85enne, l'attenuante di «aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale» né la seminfermità mentale, così come proposto dai suoi difensori, avvocati Filippo Viggiano e Valentina Bernardi. Gli stessi legali hanno anche ribadito in appello che l'assistenza continua fatta per anni alla moglie come 'caregiver' aveva portato ad ammalarsi lo stesso Vergelli. La difesa farà comunque ricorso in Cassazione.

L'omicidio avvenne a Firenze, nella casa di Borgo Pinti (nel centro della città), il 22 marzo 2014. Vergelli strangolò la moglie con una sciarpa e rimase accanto al cadavere circa un'ora, poi andò a costituirsi dalla polizia dicendo agli agenti «Non ce la faccio più» e spiegando di non reggere a un repentino aggravamento della malattia della moglie. La vicenda è stata occasione, hanno ricordato i legali, anche per richiamare all'attenzione nelle aule giudiziarie il grave stato di sofferenza fisica e morale in cui versano i familiari - spesso anziani e soli - che assistono a casa malati con patologie gravi, ricevendo spesso scarsi aiuti esterni rispetto alla complessità della situazione che si trovano a dover sostenere.

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