Daria Nicolodi: "La mia svolta? Fare la nonna"

Un’altra vita dopo ‘Suspiria’ e ‘Inferno’. "Interviste? Ne ho date nove in tutta la mia vita. Sono una che non si mette in mostra"

Daria Nicolodi con Dario Argento

Daria Nicolodi con Dario Argento

Firenze, 21 settembre 2014 - «INTERVISTE? Ne ho date nove in tutta la mia vita. Sonouna che non si mette in mostra: ‘garbeggio’, faccio come la Garbo, mi nascondo un po’. Ma sono felice di aver scritto film che sono stati successi: per ‘Suspiria’ e ‘Inferno’ prendo ancora i diritti d’autore. Vorrei che noi donne fossimo abbastanza mature per far sentire una voce diversa, per timbro, musica e parole. Diverse ma presenti. Un po’ come me». Daria Nicolodi, attrice, sceneggiatrice, drammaturga, ma soprattutto musa dei nostri incubi da quei lontani anni ’70 quando faceva coppia col diabolico compagno, Dario Argento. Daria e Daria: insieme hanno fatto epoca. Lei elegante, bellissima, inquietante; lui sfuggente figura clonata da Picasso. Nel cinema italiano ha superato il tabù del terrore, svenimenti, vomito. E i veti per le donne incinte. Insieme ci hanno fatto conoscere il lato più oscuro di noi con film grondanti sangue, detriti, coltelli, bestiacce, e il più terrificanti degli incubi.

Daria, come ha capito che il cinema pauroso faceva per lei?

«Quando facevamo ‘Profondo Rosso’ e Dario aveva scelto Giorgio Gaslini per i temi musicali. Non che fossero brutti, ma io immaginavo diverso ‘Profondo Rosso’ e allora scelsi i Goblin: pensavo che ci stesse meglio molto rock, in scene immaginate come i video che si saranno fatti anni dopo. Il mio lato istintivo era venuto fuori ed è lo stesso di oggi».

Daria Nicolodi fiorentina come?

«Felice di esserlo e di non aver mai abbandonato la residenza nella mia città. Sono nata a Bellosguardo in una villa dove abitava Elizabeth Barrett Browning e dove era rimasta nell’aria tutta la sua poesia. Mamma era figlia del compositore Alfredo Casella e mi ha avuto a 19 anni e mia sorella Fiamma a 18. Unalaurea in filosofia presocratica: era un’intellettuale raffinatissima. Mio padre è stato avvocato civilista e industriale. Aveva partecipato alla Resistenza, ed era figlio di Aurelio Nicolodi, fondatore dell’Unione Italiana Ciechi. Insomma, la créme de la créme».

Lei e sua sorella?

«Io mi sento una zingara fiorentina che non ha mai preso la patente e le mie radici ce l’ho tutte in aria, come accade in botanica. Mi trovo bene a Roma dove sono andata a vivere, ma il batticuore mi viene tornando a Firenze. Con Fiamma, abbiamo solo un anno di differenza. Lei insegna Storia della musica all’università è una donna perfetta. L’influenza di mia madre ci ha create cosi: se dico bianco, lei dice nero. Siamo all’apposto».

Si penta pubblicamente: si sente colpevole di tutte le Asia che sono nate?

(ride)«Mia figlia Asia Argento è nata nel ’75: ho scelto questo nome perchè adoravo Asja Lacis regista russa dei primi del ’900. Ho visto, sì, che molte si chiamano Asia: spero che questo nome porti fortuna a tutte. E auguro che siano un po’ come la mia che è dolce come lo zibibbo ma anche donna forte che sa combattere. Ha iniziato presto a fare l’attrice, adesso si è stufata ed è regista. Credo che da ora in poi farà solo questo: con me ha un rapporto idilliaco. E’ una madre molto dolce e speciale con i suoi bambini».

Daria perchè non la vediamo più?

«Dopo otto film sono una nonna felice di esserlo, adoro stare con i miei nipoti. Non come Dario che fa il nonno perchè lo fa sentire vecchio: gli uomini sono un po’ così. Quando andiamo a cena insieme dice ‘sono ciliaco’, sta sempre sulle difensive. E’ una debolezza, credo. Ma non sono sparita del tutto: ho fatto una serata con le musiche di Sylvano Bussotti. A volte faccio incursioni al cinema: da poco ho rifiutato un film con una regista giovane».

Dove ha iniziato la sua carriera di attrice?

«A Firenze a 14 anni con tanti ragazzi che amavano il teatro come me. C’erano Ruggero Rimini, Alberto Gagnarli, Roberto Toni: eravamo un gruppo che metteva su spettacoli casalinghi. Appena finito il liceo Michelangelo andai da sola a Roma, pensando che non ce l’avrei mai fatta, a fare l’esame all’Accademia dove Luca Ronconi era insegnante. Invece mi scelse e debuttai alla Fenice di Venezia, poi feci l’Orlando Furioso».

Dario Argento come l’ha conosciuto?

«A un provino per Profondo Rosso: eravamo appassionati di alchimia, pittura e cinema. E’ andata a finire che ci siamo fidanzati, durante le riprese. Finora ho avuto una vita bella e avventurosa: ma oggi voglio andare a cavallo e stare coi miei nipoti, stare con il mio compagno. Poi se capita, se mi va, se credo che valga la pena lavorare. Lo faccio con grande concentrazione, come se fosse una seduta spiritica in stato quasi di trance».

Cosa fa nonna Daria?

«Annalù ha 13 anni e Nicola, 6. Mi trasmettono un amore assoluto, da incantesimo: con lui gioco a calcio e mi ricompensa dormendo con una mia foto nel letto. Con Annalù faccio i compiti, ma quel che più conta è che sono una parte di loro e loro una parte di me.

Gli anni che passano che effetto fanno?

«Perdi di leggerezza, acquisti peso Ma il peso è stabilizzante. Non è male. E non viene necessariamente per nuocere»

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