MICHELE BRANCALE
Cultura e spettacoli

Quattro sguardi in versi sulla città

Giordano, Pindzo, Stefanoni e Zoi alle Oblate

La biblioteca delle Oblate

La biblioteca delle Oblate

Firenze, 17 gennaio 2016 - 'Ridurre le distanze, ascoltare nuove voci': è dedicato a questo tema l'incontro che 'Sguardo e sogno' con la Biblioteca delle Oblate e con i 'Libristi' promuove martedì 19 gennaio, alle ore 16.30, in via dell'Oriuolo 24, con i poeti Luca Giordano, Mikica Pindzo, Gian Piero Stefanoni ed Enrico Zoi. Letture di Massimo Blaco. Coordina Paola Lucarini ed interviene Mariella Bettarini.

Mikica Pindzo, vive e lavora a Firenze e con notevole padronanza compone i versi sia in italiano che nella madrelingua, serbo-croato. Un tema portante della sua poesia è la lotta contro l'irresolutezza. C'è un timore di restare muti che Pindzo risolve in contemplazione: “Avete cambiato al fiume il corso/ avete fatto i lavori di notte/quella notte/c’ero anch’io/certa delle vie/e del letto del fiume/E ho visto scorrere l’acqua/giù per la collina lastricata/dolcemente lontana/decisa/a trovarsi una nuova/strada/avete messo le barricate/al nostro fiume/volete che diventi/viale/ci sono ancora i lavori/è ancora notte/improvvisamente/vengo via dall’acqua/che si è immersa nelle/nostre strade/a chiedervi il/conto e/non so più/parlare” (da 'Una', plaquette bilingue arricchita dalle illustrazioni di Hermann Albert).

Sull'idea di corpo come una città e la città come geografia di significati si esprimono in modo efficace Luca Giordano (L'intruso, ed. Il foglio, 2011; Passa dal corpo il cielo, Gazebo, 2013) e Gianpiero Stefanoni (Geografia del mattino e altre poesie, Gazebo, Firenze, pref.ne di Plinio Perilli, 2008; Roma delle distanze, Joker edizioni, 2011; Da questo mare, Gazebo, Firenze 2014).

Scrive Giordano: “Passa dal corpo il cielo/ trova spazio e colora/ la rete dei tessuti./ Sento, so che non è solo terreno/ questo intreccio. Dentro anch'esso però/passa dal corpo”. Dalla città al mare, il corpo cerca sollievo alla debolezza: "Mare dolce di sale/ schermo della tristezza/ a riva per scordare/ l'immensa debolezza./ L'acqua può portare/ bassa, chiara freschezza,/ le passate stagioni/ i dolci frutti buoni". Di Gian Piero Stefanoni è stato edito da poco 'Da questo mare', dove si approfondisce il senso del legame tra l'uomo e la periferia nella metropoli: “Il male urla forte ma la speranza urla/ ancora più forte” - s'alza stridendo/ dai polsi la nuova Roma – già rovistando,/ già piegando i suoi vecchi tra i pensieri/e gli scarti – anche oggi dispersi, e insieme/ a Te colpiti in una scorta che non li fa/ più umani – piccoli topi, piccole rane/ che poi ingoiano tutto – casa e pensione ai figli”. Enrico Zoi, fiorentino, nel 1985 pubblicò il primo libro di poesie. 'Perle perline giù per la scarpata'. La sua opera poetica più recente è L’angelico lombrico (2011) per Romano Editore. “La sua – ha osservato Mariella Bettarini – è una versificazione che striscia e vola, atterra e prende il largo su un reale da scoprire con poesia o contemplazione”.

Ecco un suo testo sul conflitto esistenziale nella città trasfigurata in una spiaggia in cui provare a definire un percorso, mentre la mente cammina già altrove: “cammina – lui – sul bagnasciuga/ frangendo i flutti e la rena/ che come polvere attende/ il calpestio dell'uomo all'imbrunire/ delle speranze che l'avean nutrito/ cammina – lui – seguendo/ il cerchio dell'isola stregata/ e crede che l'impronta sua tracciando/ stia/una spirale/ ma/ limitrofa è la strada che percorre”.

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