Pontassieve, Renzi torna a casa: "Festa con i figli e la nonna" / FOTO

Dopo le dimissioni l'ex premier è rientrato nella propria abitazione in provincia di Firenze

Crisi di governo, Renzi a casa: guida per le vie di Pontassieve (Ansa)

Crisi di governo, Renzi a casa: guida per le vie di Pontassieve (Ansa)

Firenze, 8 dicembre 2016 - L'ormai ex premier Matteo Renzi ieri è salito Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del consiglio. Poco prima, davanti alla direzione del Pd, aveva annunciato che oggi sarebbe tornato nella sua casa di Pontassieve. "Torno dalla mia famiglia. Non la vedo da giorni: ho promesso ai miei figli di giocare alla playstation". "Ho capito che erano grandi - ha chiosato Renzi - con toni sereni - quando hanno iniziato a battermi. E spero domattina (oggi, ndr) di avere più fortuna con loro di quanta non ne ho avuta qui". "E poi - ha aggiunto Renzi - voglio tornare a casa per festeggiare gli 86 anni della mia nonna più giovane".

Dunque stamani il segretario del Pd nel suo primo giorno dopo le dimissioni da presidente del Consiglio intorno alle 9,30 è uscito dal cancello della sua villetta alla guida dell'auto della moglie Agnese, insieme al figlio maggiore. Seguito sempre dalla scorta, ha fatto rientro a casa alle 10,30 salutando con la mano la piccola pattuglia di fotografi e giornalisti, tenuti a distanza dalla casa da un cordone di guardie di scorta.

LE DIMISSIONI DA PREMIER - "Sono pronto a cedere il campanello al mio successore - ha detto ieri Renzi - Stiamo scrivendo un dettagliato report da consegnare e stiamo facendo gli scatoloni". Il premier dimissionario, ieri, ha tenuto il punto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Pd, con i suoi 400 parlamentari, è il partito di maggioranza relativa e il segretario ne è consapevole: "Daremo una mano" al Capo dello Stato per uscire dalla crisi di Governo, ha assicurato davanti alla direzione dem, ma ha chiarito subito qual è la sua posizione e ha proposto "una linea politica".

Il Pd, ha scandito, "non ha paura di niente e di nessuno. Quindi se le altre forze politiche vogliono andare a votare dopo la sentenza della Consulta, lo dicano". Impossibile per Renzi, insomma, anche a costo di far irritare Mattarella, lasciare la bandiera "della democrazia" e delle elezioni anticipate a Salvini, Grillo o Brunetta. Il Pd, se si decide di mettere 'palla al centro', è pronto a giocarsi la partita.

Il premier dimissionario non esclude certo la via della "responsabilità" istituzionale, più volte indicata dal Colle, ma fissa dei paletti. Se "gli altri partiti" vogliono un nuovo governo che affronti la legge elettorale e i delicati appuntamenti internazionali previsti per il 2017 (i 60 anni dell'Unione Europea in calendario a marzo a Roma, il G7 di Taormina, la presidenza del consiglio di sicurezza dell'Onu), sappiano che "la responsabilità" deve essere "di tutti" e non solo del Pd.

"Abbiamo già pagato, in un tempo non troppo lontano, il prezzo della solitudine e della responsabilità". Adesso questo "peso" va condiviso, perché sarebbe difficile sostenere, sottolinea, "che mentre noi in nome della responsabilità appoggiamo un governo di unità nazionale, veniamo tratteggiati tutti i giorni come 'il quarto governo non votato dal popolo' (copyright Salvini-Meloni, ndr), 'il quarto dopo il colpo di stato del 2015' (confronta Berlusconi, ndr), 'il governo figlio di un parlamento illegittimo o 'il terzo governo di trasformismo di Alfano e Verdini' (consulta blog di Grillo, ndr)".

Renzi, insomma, lascia adesso la scena agli avversari, decidendo anche di non far parte delegazione Pd che salirà al Quirinale per le consultazioni: ad andare al Colle saranno il vicesegretario Lorenzo Guerini, dal presidente Matteo Orfini e dai capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda. Il partito, assicura il segretario, rimane convocato in "direzione permanente" per "discutere in modo chiaro e democratico" sul percorso da scegliere, senza decisioni "scodellate dall'alto". Il messaggio è per la minoranza interna, che preme per fare del partito il perno della stabilità voluta da Mattarella. "Il Paese viene prima di tutto. Ora massimo sostegno da parte nostra all'azione del Presidente della Repubblica. L'Italia è un grande Paese. Non siamo in una situazione emergenziale - dice Roberto Speranza - In Parlamento c'è una maggioranza politica che può dare stabilità all'Italia ed esprimere una guida sicura del Paese".

 

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