Incidente, morto in bici a 26 anni, "I suoi organi salveranno altre vite"

Via Mariti, impatto fatale per uno studente d’ingegneria. Il dolore degli amici. Sono 22 le vittime della strada a Firenze nel 2015

Konstantin Bubnovskiy, la vittima

Konstantin Bubnovskiy, la vittima

Firenze, 28 novembre 2015 - Konstantin era un ragazzo. Era nato lontano da qui, in Siberia, nel 1989. Dieci anni fa, con il babbo e la mamma che cercavano un lavoro e qualche soldo per vivere, arrivò a Firenze e si iscrisse al liceo scientifico Castelnuovo. Parlava un italiano impeccabile, aveva perfino vinto un concorso letterario anche se la sua passione era l’ingegneria informatica, facoltà alla quale era iscritto. Konstantin era aperto, solare, allegro. Buono con tutti.

Martedì pomeriggio è partito dalla casa di via Reginaldo Giuliani, dove viveva con il padre, in sella alla sua bici nuova. Stava andando all’Isolotto dove dava ripetizioni a uno studente per mettere da parte qualcosa e tirare avanti negli studi.

La sua vita, onesta e solida, si è conclusa in via Mariti, a due passi dal cinema Manzoni, quando la bici – per dinamiche che restano ancora da chiarire – si è scontrata contro l’auto guidata da una ragazza. Nell’incidente è rimasta coinvolta anche una terza persona, una donna, che se l’è cavata per fortuna con poche conseguenze. Konstantin invece ha sbattuto la testa sull’asfalto e poco dopo è entrato in coma.

Due giorni dopo è morto a Careggi dove i medici hanno comunque fatto il possibile per salvarlo. E’ la ventiduesima vittima della strada, a Firenze, nel 2015. Tanti, troppi.

«Era un ragazzo d’oro, aveva una marea di amici, io non so che dire. Vorrei soltanto riuscire a capire cos’è successo davvero, com’è morto mio figlio». Il padre di Konstantin risponde a telefono dalle Cappelle del Commiato di Careggi, dove stamani alle 11 verranno celebrate le esequie del giovane. E’ a pezzi, singhiozza, ma ha grande forza e dignità nella voce mentre racconta del suo ragazzo: «Dieci mesi fa è morta mia moglie, adesso ho perso Konstantin e non so come fare: dico solo che lui era un ragazzo eccezionale, sorridente, pronto a aiutare gli altri. Lo chieda a tutti quelli che lo conoscevano».

LORENZO era amico di Konstantin dai tempi del liceo. «Legammo subito e siamo rimasti amici sempre, anche dopo la scuola – ricorda il ragazzo – Era impossibile non volergli bene: aveva sempre un sorriso o una battuta per tutti».

Konstantin era un ragazzone. Andava in palestra e faceva una vita sanissima. «Penso di avergli visto bere al massimo mezzo bicchiere» racconta l’amico. Era quadrato e sereno, la fibra di una gioventù che purtroppo è sempre più rara. Negli ultimi mesi era giù di corda, non aveva ancora superato il dolore per la perdita della madre. Ma guardava avanti, a testa bassa e cercando di sorridere. Fino a quel maledetto pomeriggio in via Mariti.

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