Piovanelli e il Sinodo: la sfida del dialogo e del "camminare insieme"

Dal 1988 al 1992 l'ex arcivescovo di Firenze ha voluto e portato avanti una grande "esperienza di chiesa" che ha coinvolto tutta la diocesi, a partire dai laici

Il cardinale arcivescovo Silvano Piovanelli (New Press Photo)

Il cardinale arcivescovo Silvano Piovanelli (New Press Photo)

Firenze, 9 luglio 2016 - "Abbiamo fatto una bella esperienza di chiesa". Così, con la sua semplicità profonda e mai banale il cardinale arcivescovo Silvano Piovanelli commentò l'esperienza del Sinodo diocesano della Chiesa cattolica fiorentina (il 34esimo nella sua storia, il primo dopo il Concilio) aperto il 21 maggio 1988 e chiuso l'11 ottobre 1992. Una "bella esperienza di chiesa" fortemente voluta da Piovanelli che coinvolse tutta la diocesi con riunioni preparatorie, assemblee di zona (da Empoli al Mugello, da Fiesole all'Isolotto) e assemblee generali in Santa Maria Novella. 

Un lavoro straordinario, anche un esercizio di democrazia per certi versi, articolato in tre fasi: vedere, giudicare, agire, con alla base la voglia di "camminare insieme" (questo è il significato della parola sinodo), anche superando qualche fatica, qualche polemica (la grande attenzione dei media non fu accettata serenamente da tutti), ma con una grande crescita complessiva della comunità cattolica fiorentina, una significativa valorizzazione dei laici, e un nuovo slancio nell'evangelizzazione. 

Se il Sinodo fu voluto da Piovanelli, "regista" dell'operazione fu un prete salesiano di grande cultura e umanità: don Vincenzo Savio, che diventerà in seguito vescovo di Belluno. Forte della sua esperienza a Livorno con il Sinodo voluto dal vescovo Ablondi, Savio è stata una figura chiave nell'organizzazione e nella conduzione del Sinodo, così come l'attuale vescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti (che è stato vicario generale dell'arcidiocesi fiorentina) e la "commissione centrale".

Il Sinodo fu occasione di confronto interno per la Chiesa cattolica fiorentina, ma anche di dialogo con la società (a partire dalle realtà più marginali, come quella del carcere) e con le altre confessioni cristiane e le altre fedi religiose. Un dialogo sempre aperto  e sempre in cammino, un bel tratto di strada di quel "cammino insieme" voluto da Piovanelli  

 

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