REDAZIONE FIRENZE

Prostitute, altre due denunce a clienti. "Ma c’è il rischio illegittimità"

Il presidente della camera penale critica l’ordinanza

Nuove multe alle prostitute

Firenze, 25 settembre 2017 -  L’ORDINANZA antiprostituzione del sindaco Dario Nardella ha colpito ancora. Sabato notte la polizia municipale ha denunciato altri due uomini, entrambi residenti nella provincia di Firenze, sorpresi a contrattare prestazioni sessuali. Una delle violazioni è stata riscontrata in via Baracca, sotto via Ponte all’Indiano dove è stato fermato e denunciato un 47/enne. L’altro cliente, 38enne, sempre abitante nella provincia, è stato fermato sulla via Pistoiese, all’altezza della stazione Fs delle Cascine. In entrambi i casi gli agenti sono intervenuti in circostanze simili, mentre i clienti stavano intrattenendosi con ‘lucciole”, portando a quattro il numero dei denunciati dall’entrata in vigore del provvedimento.

MA L’ORDINANZA fa discutere e solleva obiezioni giuridiche.

«Altro che ordinanze, serve una scelta di principio. Ossia regolare la prostituzione, togliendola dalle mani della criminalità organizzata», commenta il presidente della camera penale di Firenze, avvocato Luca Bisori che aggiunge: «Tutti gli altri atti, compreso quello del sindaco Nardella sono a rischio incostituzionalità e sanno più di provocazione, non avendo gli amministratori strumenti adeguati per risolvere un problema sociale e di ordine pubblico sul loro territorio». L’avvocato Bisori interviene dopo l’annunciato ricorso al Tar contro Palazzo Vecchio.

L’avvocato fiorentino Francesco Bertini ha presentato ricorso al Tar, dandone notizia anche alla Prefettura perché agisse in auto tutela contro l’atto del sindaco Nardella. «C’è un forte sospetto di illegittimità su quell’ordinanza – afferma Bisori –. L’esperienza dice che altri atti di quel genere, adottati da altri comuni hanno avuto sorte infausta, rigettati dal tribunale amministrativo o cancellati dalle prefetture. Dovesse accadere anche a Firenze, sull’illegittimità dell’ordinanza, cadrebbe anche la sanzione penale a carico delle persone denunciate».

Bisori sottoliena che quell’ordinanza pone un divieto generalizzato: incide sulla libertà soggettiva di ciascuna persona. «Un diritto che, ancorché non commendevole oppure ritenuto riprovevole, non è comunque vietata dalla legge - conclude –. E non si può vietare con un’ordinanza una libertà dei singoli in mancanza di una legge nazionale. Ma resta comunque il fatto che il tribunale amministrativo dovrà valutare l’interesse legittimo al ricorso».

Fabrizio Morviducci