Crac del Credito Cooperativo, Denis Verdini condannato a 9 anni

L'accusa aveva chiesto 11 anni per il senatore di Ala, imputato tra l'altro di corruzione e truffa ai danni dello Stato

Denis Verdini (Ansa)

Denis Verdini (Ansa)

Firenze, 2 marzo 2017 - Il senatore di Ala Denis Verdini è stato condannato a 9 anni di reclusione (oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici) nell'ambito del processo per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino. Il senatore non era in aula alla lettura della sentenza. 

L'ex direttore generale del Credito Cooperativo Fiorentino Piero Italo Biagini è stato condannato a sei anni di reclusione. Per l'accusa era lui "l'esecutore" delle direttive di Verdini.

I costruttori pratesi Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei sono stati condannati a 5 anni e 6 mesi ciascuno oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Secondo le accuse l'ex Ccf negli anni si era eccessivamente esposto verso le società dei due costruttori. Il deputato di Ala Massimo Parisi è stato condannato a 2 anni e 6 mesi.

I pubblici ministeri Luca Turco e Giuseppina Mione lo scorso 12 gennaio, dopo una requisitoria andata avanti per cinque udienze, avevano chiesto per il senatore di Ala, Verdini, imputato tra l'altro per bancarotta e truffa ai danni dello Stato, la condanna a 11 anni.

Verdini, assieme ad altri dieci imputati, è stato invece assolto relativamente ai prestiti concessi a Marcello Dell'Utri. Verdini e Parisi, assieme ad altri imputati del filone editoria nel processo per il crac del Credito cooperativo fiorentino sono stati anche condannati al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva nei confronti della presidenza del Consiglio di 2,5 milioni. Il Tribunale di Firenze ha disposto che il risarcimento del danno cagionato alla presidenza del Consiglio venga liquidato in separata sede. I vertici del Ccf sono stati inoltre condannati ad una provvisionale da 175mila euro alla Banca d'Italia, che si era costituita parte civile.

"Non commentiamo la sentenza". Così i pm della Procura di Firenze, Luca Turco e Giuseppina Mione, hanno risposto ai giornalisti, lasciando l'aula bunker.

"Pronti a combattere, è stato riconosciuto che non ci fu associazione. Nel prossimo grado di giudizio dimostreremo anche l'estraneità al resto della accuse. Adesso aspettiamo le motivazioni della sentenza". Lo ha detto Ester Molinaro, avvocato difensore di Verdini.

Riccardo Fusi, ex leader della Btp, condannato a 5 anni e sei mesi ha affermato: "Questa sentenza è una grande ingiustizia perché noi non abbiamo fatto nulla. Si accetta quello che dicono i giudici ma noi siamo innocenti" ha aggiunto Fusi, presente alla lettura della sentenza. "Abbiamo lavorato sempre per il bene dell'azienda - ha dichiarato ancora -, non abbiamo mai portato via un soldo all'azienda, ma grazie a questa indagine mi sono state portate via anche le mie aziende. Oggi - ha proseguito - è stata distrutta una delle imprese di costruzioni più grandi della Toscana, mentre chi paga le tangenti continua a lavorare".

"Quando la sentenza riduce di oltre la metà la pena richiesta dal pm, qualcuno dice 'meno male'. Io, per Massimo Parisi, dico 'è inaccettabile'". Lo dichiara Francesco Paolo Sisto, legale di Massimo Parisi e deputato di Forza Italia.

Secondo l'accusa, esisteva una rete di rapporti tra il Credito cooperativo Fiorentino, presieduto da Verdini, e i due imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, soci di una holding, Hbf, che controllava decine di società, fra cui l'impresa di costruzioni Btp, la catena di alberghi Una, la Immobiliare Ferrucci. La banca, sempre secondo i pm, avrebbe erogato numerosi finanziamenti a società riconducibili a interessi di Fusi, Bartolomei e altri imputati su contratti preliminari basati su operazioni fittizie o viziati da irregolarità. Al crac sarebbe stato collegato, secondo i pm, pure il complesso meccanismo ideato per accedere, senza averne diritto, ai contributi per l'editoria delle due testate locali.

La sentenza è stata letta nell'aula bunker di Firenze, un cubo di cemento del quartiere Sant'Ambrogio nel quale sono stati celebrati processi eccellenti, tra cui quello sul Mostro di Firenze e quello sulle stragi mafiose del '94.

Condannati a pene che vanno da 4 anni e sei mesi a 5 anni di reclusione anche i componenti del consiglio di amministrazione dell'istituto e tutti i componenti del collegio sindacale. Pene da un anno e sei mesi e 4 anni e mezzo anche per gli amministratori della Ste, la società che pubblicava il Giornale della Toscana, e della Sette Mari che mandava nelle edicole il settimanale Metropolis. Il collegio, presieduto dal giudice Mario Profeta, dopo sei giorni di camera di consiglio, ha invece assolto alcuni imprenditori che avevano ottenuto finanziamenti dal Ccf, "perché il fatto non sussiste", mentre per tutti i reati di truffa ai danni dello Stato per i contributi all'editoria legati agli anni 2005, 2006 e 2007, è scattata la prescrizione.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro