In Toscana rete di eccellenza nella cura della leucemia linfatica cronica

Lo specialista: “Disponibile anche la nuova terapia orale intelligente”

Il professore Alberto Bosi, direttore della Ematologia dell’Università di Firenze

Il professore Alberto Bosi, direttore della Ematologia dell’Università di Firenze

Firenze, 23 settembre 2016 - Nel territorio toscano c'è un nuovo approccio alle leucemie, in particolare alla leucemia linfatica cronica (Llc), di cui si registrano ogni anno circa 270 nuovi casi, in particolare nella fascia di età superiore ai 60 anni. A spiegare le novità è il professore Alberto Bosi, direttore della Ematologia dell’Università di Firenze, che stasera, 23 settembre, alle 20, dopo il Tg regionale, sarà intervistato su Rai 3, per far sapere che sul territorio toscano il nuovo farmaco si può somministrare giornalmente per via orale, che è ben tollerato, in grado di aumentare la sopravvivenza libera da malattia, ridurre il rischio di mortalità e migliorare la qualità della vita. Anche per questo la Toscana viene considerata una regione all’avanguardia in Italia nel trattamento e cura delle patologie ematologiche inclusa la Llc. Merito del lavoro attento, esperto e professionale e della stretta e proficua collaborazione tra i Centri Ematologici Universitari presso le Aziende Ospedaliere Universitarie di Firenze, Pisa e Siena e le altre strutture che ad essi fanno riferimento nelle rispettive Aree Vaste.

Il lavoro in rete oggi può rendere possibile una diagnosi moderna che affianca i risultati di indagini standard, strumentali e di laboratorio alla caratterizzazione biomolecolare delle patologie ematologiche. Questo consente ai medici ematologi oggi di scegliere anche per il paziente con leucemia linfatica cronica il trattamento più idoneo in base alle condizioni cliniche e alle caratteristiche biologiche delle leucemie, di conoscere in anticipo, con una certa predittività, la risposta ai trattamenti.

Di recente è disponibile anche in Toscana un nuovo farmaco intelligente, orale, per la leucemia linfatica cronica (Ibrutinib). Si tratta della forma più frequente tra le leucemie; ogni anno in Toscana si verificano circa 270 nuovi casi (5­10 ogni 100 mila abitanti) soprattutto maschi e di età media intorno ai 63 anni. “I Centri Ematologici Toscani delle Strutture di Riferimento di Area Vasta – spiega Alberto Bosi, Ordinario di Ematologia e Direttore dell’Unità operativa complessa di Ematologia dell’Azienda Ospedaliero­Universitaria di Careggi e Responsabile dell’Area Dipartimentale Omogenea di Ematologia del policlinico – collaborano, in squadra, per il raggiungimento di diversi obiettivi: ottimizzare e standardizzare il percorso di diagnosi e di cura al fine di garantire al paziente lo stesso livello e opportunità di cura nelle strutture ematologiche del territorio che ad essi fanno riferimento; promuovere sul territorio le conoscenze scientifiche sulla patologia; produrre dei report, ovvero delle analisi osservazionali che mirino a verificare l’incidenza della leucemia nella popolazione collaborando attivamente con il gruppo di lavoro del Registro Tumori della Regione Toscana”.

Importanti progressi sono stati raggiunti negli ultimi anni nella cura delle patologie ematologiche grazie anche ai moderni approcci diagnostici e alla scoperta di nuove molecole terapeutiche per alcune leucemie come la leucemia linfatica cronica. “Oggi alla diagnosi standard – prosegue i professor Bosi – si sono infatti aggiunte indagini di caratterizzazione citogenetico­molecolare. Parole difficili per descrivere una cosa semplice: si tratta di analisi molto specifiche che consentono di identificare alcune ‘anomalie molecolari’ che possono condizionare la risposta della malattia al trattamento, aiutando pertanto l’ematologo a definire la cura più efficace per ogni singolo paziente. Grazie a questo l’ematologo ha gli strumenti per valutare la più idonea strategia per ogni singolo paziente; infatti alcuni pazienti non necessitano di terapia ma solo di un attento monitoraggio (‘watch and wait’); altri devono essere trattati con chemio­immunoterapia, che si avvale cioè della combinazione di anticorpi monoclonali e chemioterapia, altri necessitano di terapia con farmaci intelligenti che agiscono selettivamente sui meccanismi di crescita delle cellule leucemiche. L’ibrutinib, appunto, è una nuova terapia a bersaglio molecolare capace di bloccare in maniera specifica la proliferazione delle cellule della leucemia linfatica cronica. L'importante novità è che con questo tipo di farmaco, somministrabile giornalmente per via orale, oltre ad una superiore efficacia si ottiene una migliore qualità della vita poiché si riducono gli accessi in Ospedale consentendo al paziente di curarsi a casa"

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