"Libertà o domiciliari": l'investitore di San Leo chiede al Riesame di essere scarcerato

L'avvocato contesta anche la convalida del'arresto,. "Poteva scappare e non lo ha fatto, è corso a tentare di soccorrere le investite"

Alexe Donut con la polizia municipale

Alexe Donut con la polizia municipale

Arezzo, 11 febbraio 2016 - «Non sa darsi pace per ciò che è successo». Parla Andrea Sandroni, l’avvocato di Danut Alexe, ancora in cella da quella maledetta domenica 31 gennaio quando al volante di una minicar travolse e uccise mamma Barbara e la piccola Letizia. Il legale aretino non abbassa le armi. Ieri ha illustrato al suo assistito il testo del ricorso al tribunale del Riesame di Firenze che verrà depositato oggi stesso o al massimo domani. Nel ricorso Sandroni chiede di rimettere in libertà di Alexe o in subordine una misura cautelare meno afflittiva, condizioni negate dal Gip Anna Maria lo Pret.

La tesi dell’avvocato era che non sussistesse il pericolo di fuga,  il romeno non si era opposto all’arresto né  aveva tentato di scappare. Nè si sarebbe configurata l’ipotesi di reiterazione del reato, essendo legata al dolo mentre qui l'accusa è di omidicio colposo plurimo. La strada scelta dalla procura per il caso Alexe è stata quella del rito ordinario. Ma la battaglia legale potrebbe non esaurirsi al Riesame.

L’avvocato potrebbe ricorrere in Cassazione contro la convalida dell’arresto e questo sulla base di una norma del codice che lo esclude nel caso in cui l’investitore presti soccorso alla vittima subito dopo l’incidente. «Alexe appena uscita dalla minicar si era precipitato accanto alle povere Barbara e Letizia. Lo dicono gli atti. Ci sono testimoni che affermano di aver visto il mio assistito inginocchiato davanti alla bambina».

In carcere non ci sono stati incontri fra il romeno quarantenne e la moglie che aveva dichiarato di non volerlo più in casa: «Temo per l’incolumità mia e di mia figlia per il suo carattere violento, non lo voglio ai domiciliati». La donna non ha richiesto colloqui ma ha consegnato all’accettazione del carcere un pacco contenente indumenti e generi di prima necessità.