Etruria, dal Cda Ubi non arriva l'offerta: richiesta di tempi più ampi alla Ue

Non una mini-proroga ma due anni più uno: sono le regole europee, dicono fonti bancarie. Nicastro al convegno Cgil: difficile vendere una banca sana in 5 mesi, figuriamoci in 4

Bertola e Nicastro

Bertola e Nicastro

Arezzo, 21 settembre 2016 - Ancora nessuna schiarita in vista per la cessione delle 4 good bank nate dalle ceneri di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara. I tre istituti italiani potenzialmente interessati (Ubi, Bper e Popolare Bari) sono ancora lontani da formalizzare un'offerta concreta visto che il nodo dei crediti inesigibili, che dovranno ereditare e frutto dell'attività di questi mesi, deve essere ancora sciolto.

E così anche ieri Ubi non ha affrontato il tema nel consiglio di gestione La Popolare di Bari dal canto suo è ancora impegnata nella due diligence della Carichieti a cui è interessata mentre sullo sfondo rimane la Bper il cui cda ha mostrato solo un limitato interesse per Etruria ponendo però diverse condizioni e paletti.

Tutti gli istituti infatti sarebbero preoccupati dei costi futuri sia per ripianare i crediti accumulati dalle 4 banche da novembre 2015 (quando tutti gli npl pregressi sono stati passati alla Rav) sia per quelli che sorgerebbero dalle posizioni incagliate anche perchè la prolungata cessione ha avuto degli inevitabili contraccolpi sull'attività sebbene la situazione si sia un poco normalizzata nelle ultime settimane.

C'è da considerare poi i costi per la gestione degli esuberi, del taglio delle filiali, delle modifiche tecnologiche e di integrazione nei nuovi gruppi. Insomma il prezzo delle offerte dovrebbe tenere conto degli esborsi futuri, con il rischio così di ridurre virtualmente a zero il valore dell'operazione. Le discussioni quindi fra i diversi soggetti in campo e le autorità di vigilanza continuano per trovare soluzioni compatibili anche con le norme Ue e le richieste della vigilanza Bce sugli indici di capitale.

Resta la morsa dei tempi: la cessione di Etruria & C. va portata a compimento entro il 30 settembre, ossia a meno di un anno dal decreto di risoluzione. Ma ad altre banche e di altri paesi (vedi le banche tedesche finite nel crac) è stato concesso molto più tempo. Ma c'è un ma...le solite fonti informali ma autorevoli sottolineano come le norme dell’Unione Europea prevedano in tali casi due anni, poi prolungabili di ulteriori dodici mesi.

Non la proroga di quattro mesi concessa al 30 aprile dall’inflessibile commissaria alla concorrenza Margarethe Vestager, con possibile allungamento di qualche settimana adesso. La vendita delle Good Bank, stretta nella camicia di nesso dei tempi e di una fase di mercato che non potrebbe essere peggiore, rischia adesso di trasformarsi in un bagno di sangue. Mentre un margine di due anni ampliabile a tre cambierebbe tutte le carte in tavola.

La priorita' , come spiega il presidente Roberto Nicastro "e' completare la cessione che riguardi tutte le banche". Nicastro davanti alla platea della Fisac Cgil ha aggiunto che al tavolo negoziale ci sono potenziali acquirenti "per le quattro banche in blocco, per singole banche o combinazioni di esse". Invitato dal segretario generale Fisac Agostino Megale alla massima trasparenza per i lavoratori, Nicastro ha replicato che la riservatezza sui dettagli delle trattative in questa fase e' anche nell'interesse dei 6 mila lavoratori delle quattro banche.

Nicastro alla domanda se il 30 settembre vada considerata una scadenza per la procedura di vendita ha osservato che "c'e' un dialogo continuo con il Mef e la direzione generale per la concorrenza di  Bruxelles, la sensazione e il desiderio forte e' che la cessione ci sia". Nicastro e' quindi tornato a lamentare i tempi brevi a disposizione per la vendita: "Il processo non e' stato reso semplice dalle istituzioni europee con la scadenza di cinque mesi nel contesto di oggi sarebbe difficile venderne una sola in buona salute".