Katia prima di morire ha ferito il suo assassino: un'unghia spezzata

Un altro particolare sulla notte dell'omicidio. Tra le piste cresce quella dell'incontro casuale con chi l'avrebbe uccisa

Il ritrovamento del corpo di Katia dell'Omarino (Fornasari)

Il ritrovamento del corpo di Katia dell'Omarino (Fornasari)

Arezzo, 26 agosto 2016 - Mentre l’assassino la picchiava selvaggiamente lei, Katia Dell’Omarino, ha tentato di difendersi finendo per ferire chi l’ha poi uccisa. Dai primi accertamenti gli investigatori hanno subito notato che la giovane aveva un’unghia della mano destra completamente spezzata (le altre, come sempre, erano molto curate).

L'assassino almeno nei primi giorni successivi all’omicidio, doveva avere ben evidente addosso i segni del tentativo di reazione di Katia. Una violenza inaudita da parte dell’assassino, che deve inizialmente averla colpita con forza sulla fronte, facendole perdere subito una notevole quantità di sangue. L’aggressione – pugni e calci – potrebbe essere iniziata in auto per poi concludersi proprio sul greto del torrente,.

Emerge un’altra possibile ricostruzione della serata. Dopo il doppio tentativo di furto a Lama prima in chiesa, poi sull’auto del parroco, la quarantenne viene controllata dai carabinieri e poi,  prima della mezzanotte, torna verso Sansepolcro. In questo tragitto incontra l’assassino: dal suo cellulare – come confermano i tabulati a disposizione degli investigatori – partono numerose telefonate a vari conoscenti.

Nessuno le risponde. Sfilati tutti in caserma nei giorni successivi, hanno affermato di non averla nè sentita e nè tanto meno incontrata. C'è una persona che il giorno successivo al delitto la chiama con insistenza al cellulare; trova sempre spento (l’assassino, come è noto, lo ha fatto sparire) e ai carabinieri dice che non sapeva nulla di quanto accaduto poco prima. Monitorata a dovere la sua posizione, anche quest’ultimo pare estraneo ai fatti.