Cimitero di auto scoperto dalla Forestale a San Zeno, denunciati due concessionari

Una trentina di macchine "nascoste" in un terreno. Anche pezzi di motore

Il comandante della forestale D'Amico

Il comandante della forestale D'Amico

Il Nucleo operativo speciale di Arezzo insieme ai Comandi Stazione di Badia Tedalda e Montevarchi coordinati dal pool ambiente della Procura della Repubblica di Arezzo del Corpo Forestale dello Stato, a seguito di indagini hanno scoperto e sequestrato in località  San Zeno nel Comune di Arezzo un terreno, perfettamente occultato, che nascondeva un cimitero di auto in palese stato di abbandono e degrado e rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi di varia natura.Le operazioni sono scattate alle prime ore di giovedì scorso, al termine di una intensa attività d’indagine d’iniziativa che ha preceduto e accompagnato il blitz durante il quale è stato accertato che due concessionarie aretine utilizzavano stabilmente un campo incolto alle porte di Arezzo per abbandonare veicoli fuori uso e rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi di varia natura.

All’apertura dei cancelli del sopraccitato deposito è apparso un cimitero di 30 auto completamente abbandonate e invase dalla vegetazione, cumuli di pezzi di motore sul terreno, barattoli di vernice, macchie d’olio sul suolo, plastiche, imballaggi vari ,batterie esauste, teloni, calcinacci. I veicoli essendo peraltro ancora muniti di gran parte delle componenti pericolose restano rifiuti speciali pericolosi fino alla loro bonifica. L’area si presentava peraltro in uno stato di avanzato degrado peraltro in corrispondenza di campi utilizzati per le attività agricole.

Immediati anche i controlli documentali presso le sedi delle concessionarie dove sono state acquisite tutte le fonti di prova. Inventariato tutto il materiale l’area è stata immediatamente interdetta e sequestrata d’urgenza e i titolari delle concessionarie denunciati per abbandono di rifiuti speciali pericolosi. Particolarmente preziosa la collaborazione del Comune di Arezzo attraverso il dr. Luigi Rubechi che ha collaborato nelle fasi investigative e operative fornendo un contributo essenziale per la riuscita dell’operazione.