Etruria, il cantiere del mega-yacht non aveva accesso diretto al mare

Lavori a distanza dalla costa. Tutte le ipotesi per varare la mega-nave

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Arezzo, 31 maggio 2016 - IL VERO MIRACOLO sarebbe stato arrivare a vararlo il mega-panfilo di Civitavecchia che ormai in tanti hanno ribattezzato Yacht Etruria. Finanziato appunto per più di cento milioni di un pool di banche di cui era capofila proprio Bpel, che peraltro alla Privilege Yard, la società costruttrice, aveva erogato anche altri finanziamenti. Esposizione complessiva 29 milioni, con una perdita di 25. Questo secondo i conti del commissario liquidatore Giuseppe Santoni, perchè stando invece a quelli della Guardia di Finanza di Roma, nucleo di polizia tributaria, i crediti avrebbero oltrepassato, sia pure di poco i 30 milioni.

Dello yacht che si candidava a essere il più grande del mondo, ancor più mastodontico del Nabila dello sceicco Adnam Kashoggi, alla cui realizzazione aveva contribuito Mario La Via, il vero deus ex machina della Privilege Yard, resta oggi solo uno scheletro che arrugginisce nel porto di Civitavecchia. In un cantiere che è lontano dal mare, cui non ha accesso diretto. Fonti di procura confermano le indiscrezioni giornalistiche che erano già state pubblicate: la costruzione del panfilo, quando la Privilege è stata dichiarata fallita, era già arrivata un pezzo in là, ma quel che non si capisce è come la nave, nei pettegolezzi destinata a qualche coppia glamour di Hollywood tipo Brad Pitt e Angelina Jolie, avrebbe fatto a prendere il mare. Non risulta infatti che ci sia un bacino di carenaggio e secondo i tecnici è difficilissimo varare in una situazione del genere una nave di queste dimensioni.

NON SOLO, tra il cantiere e la linea di costa ci sono, secondo alcune ricostruzioni di stampa, anche i binari della linea ferroviaria. Pure lì sarebbe stato necessario escogitare qualche soluzione per andare oltre, in direzione del porto. Si parlò addirittura di scavare il fossato a fianco del cantiere, poco più di un rivolo, per farne un canale navigabile o di trascinare lo yacht sui cingoli, come un carro armato.

Eppure in questa impresa improbabile Banca Etruria capofila e un consorzio che annoverava tutti i più bei nomi del sistema creditizio nazionale hanno gettato soldi come in una fornace. Con l’unico risultato che quando è stato erogata la linea di credito principale, 46 milioni hanno subito preso la via delle Isole Vergini: bonifico dalla Privilege Yard Spa alla Privilege Yard Inc., ufficialmente per le spese di progettazione.

INUTILE dire che il pool di Pm che indaga su Bpel ci ha acceso tutti i riflettori, in collaborazione anche con la procura di Civitavecchia, che è invece titolare dell’inchiesta sul crac della società di Mario La Via. In entrambi i casi l’ipotesi di reato è bancarotta fraudolenta: Civitavecchia la guarda dal lato dei soldi sperperati da Privilege (ci sono già fior di indagati eccellenti), Arezzo da quello di chi ha erogato i soldi. Era prevedibile che non sarebbero mai rientrati? Se i Pm se ne convincono, saranno guai seri per chi all’epoca (2009-2011) era al vertice di Bpel. di SALVATORE MANNINO