Elezioni 2022, Calenda: "Campagna elettorale, una sceneggiata. Crediamo in Draghi"

Marina di Pietrasanta, il leader di "Azione" intervistato alla Versiliana

Calenda alla Versiliana (Foto Umicini)

Calenda alla Versiliana (Foto Umicini)

Pietrasanta, 23 agosto 2022 - "Abbiamo avuto una legislatura che definire folle è un eufemismo e solo il punto finale è stata la sfiducia a Draghi. Se mettiamo in fila le alleanze tra Pd e Cinque Stelle e tra Cinque Stelle e Lega, i problemi sull'elezione del presidente della Repubblica viene fuori il quadro".

Lo ha detto Carlo Calenda, leader di Azione, intervistato dalla direttrice di Quotidiano Nazionale - La Nazione - Il Resto del Carlino - Il Giorno nello spazio del Caffé della Versiliana. Con la campagna elettorale che va ufficialmente a cominciare i leader scendono definitivamente in campo. 

Il problema del gas

Sul gas: "Il Governo Draghi ha trovato 33 miliardi di metri cubi di gas dall'Algeria e dai nuovi contratti. 12 miliardi derivano dagli stoccaggi che abbiamo. Qualcosa deriva dal fatto che usiamo di più le centrali a carbone. Siamo a 49 miliardi, che è la ragione per cui serve il rigassificatore a Piombino. Con un picco di freddo a marzo non sappiamo come riscaldarci. La rigassificazione può portare 5 miliardi di metri cubi che può farci stare tranquilli. Il prezzo del gas andrebbe bloccato a livello europeo ma alcune nazioni non vogliono.Draghi si stava battendo per un tetto al prezzo, ma è stato fatto cadere". Il problema, dice Calenda, "è che la produzione delle rinnovabili è indicizzata al gas, se sale il gas salgono anche gli altri tipi di energia. Il prezzo del gas va pagato al prezzo di mercato, la produzione di rinnovabili va vincolata, in questo modo scendiamo. Con dieci miliardi di euro riusciamo a portare le aziende a cento euro per megavatt/ora e riusciamo a salvarle. Servono però una serie di passaggi complicati. Le soluzioni sono complicate ma se noi stessi non ci mettiamo la testa l'Italia andrà a ramengo". 

Il rapporto con Renzi

"Con Renzi al Governo litigavamo mattina e sera e per questo andavamo d'accordo - dice Calenda - Quel Governo è stato l'unico in cui la pressione fiscale è scesa. Abbiamo fatto molte cose e l'abbiamo fatto discutendo. Abbiamo avuto una fortissima dialettica. E' successa una rottura sui Cinque Stelle, pensavo che sarebbe stato meglio affrontare a viso aperto Salvini. Poi ci siamo ritrovati su quello che pensiamo sia giusto per il Paese, ovvero l'agenda Draghi. Su questo ci siamo trovati solo noi. Letta ha detto che non si sarebbe alleato con i Cinque Stelle. Abbiamo fatto un ragionamento in cui non solo abbiamo detto 'Tocca fare qualcosa', ma ha fatto un gesto di grande generosità dicendo 'Il leader sei tu, questa è la formazione con cui andiamo'. Quindi oggi mi sento di ringraziarlo. Discuteremo sempre con Matteo Renzi, quello che funziona funziona quando c'è una dialettica". 

La campagna elettorale

Ma per Calenda "La campagna elettorale è una sceneggiata che va avanti da trent'anni. Un giorno prima si accusano a vicenda, dopo le elezioni tutto torna come prima". Calenda sostiene Draghi, che vede come prossimo presidente del Consiglio. "Draghi - dice Calenda - è stato allontanato per motivi ridicoli. Draghi è caduto perché ha fatto quello che non hanno fatto i politici italiani in questi anni, ovvero Draghi ha detto la verità su ciò che possiamo e non possiamo permetterci". Per Calenda "La soluzione unica per questo Paese è che si riformi una maggioranza di persone mediamente sane che vada avanti con il Governo Draghi e per questo ci batteremo". 

Il giudizio su Di Maio

"Ho cancellato il mio rapporto con Di Maio e vi spiego perché - dice poi Calenda -. Ho lavorato in diverse aziende. Facevo il viceministro per il made in Italy ma ero spaventatissimo. L'idea che dovessi rappresentare il made in Italy mi ha spaventato. E poi ci sono persone come Di Maio che dice "ma che ci vuole a fare il ministro?". Se uno ha la tracotanza di pensare che quattro ministeri non gli bastano e ne vuole un quinto allora non ha un codice etico e morale che gli permetta di stare al Governo di un Paese. "Di Maio - dice - è un accidente della storia di un Paese che era arrabbiato con la politica". 

Il lavoro

Si parla poi di lavoro: "Ci sono 140mila giovani super professionali - dice Calenda - che ogni anno se ne vanno dall'Italia. Non sono fannulloni. Ma c'è un tema nelle società occidentali, dove l'idea è che esistano solo i diritti e non i doveri, ovvero l'idea che tu puoi fare cosa vuoi ma il dovere collegato non ce l'hai. C'è il diritto alla ricerca della felicità ma non il diritto alla felicità. La grande crisi dell'Occidente nasce da un fatto: nelle società i comportamenti della gente determina la qualità della società. Se la gente va a seguire attività culturali saranno premiati coloro che fanno attività culturali. In Italia siamo il penultimo Paese in Europa per frequentazione di eventi culturali. Ho l'impressione che una società fondata sul 'Voglio fare cosa mi pare'. Il crollo dei valori fa sì che ci stiamo abbrutendo". 

L'educazione

E fa l'esempio dei bambini e dei ragazzi: "Vanno sui social a undici anni quando la legge dice che dovrebbero esserci a 14. Ci passano cinque ore al giorno. Metà dei ragazzi italiani non apre un libro. I genitori dicono: 'Cosa ci posso fare, non posso mica proibirlo?'. Beh, una società del genere è morta, va nel caos etico e morale. Siamo l'unico Paese dove i genitori fanno causa alla scuola per i voti dei figli". 

I social network

Sui social network: "Sono l'unico leader che risponde direttamente ai cittadini. Io lo considero un mezzo per interagire. Andreotti si racconta che per un paio di ore al giorno occupasse il tempo a rispondere agli elettori. Da quanto ho avuto i social una prima cosa che ho voluto fare è stata cercare di rispondere e cogliere quello che i social potevano avere di differente, rispondere alle persone. Ho strappato con il Pd perché Letta avrebbe firmato due patti in contraddizione e pensava che io stessi buono. Io rispondo e questa viene visto come elemento dequalificante. Ho sempre pensato che il lavoro del politico fosse far diventare popolari le cose giuste e questo è complicato perché necessità di spiegazioni".