Benigni: "Viareggio per me rappresenta la gioia"

Benigni svela i retroscena della frase pronunciata da Guido, il protagonista de“La vita è bella“. "Tutte le sere venivamo qui per un caffè"

Roberto Benigni (foto Umicini)

Roberto Benigni (foto Umicini)

Viareggio, 29 agosto 2021 - "Ci si vede a Viareggio". La frase ottimistica di Guido, protagonista del film “La vita è bella” viene spiegata da Roberto Benigni, l’ospite d’onore del 92° premio letterario Viareggio Rèpaci: "Viareggio per noi era un luna park, la gioia, la bellezza che si contrapponevano al campo di concentramento. Quella frase identificava la città per me, pratese, più gioiosa di tutte". Benigni arriva sfilando lungo il molo e sale sul palco della Madonnina ringraziando per il premio “Città di Viareggio” assegnatogli dall’amministrazione comunale (il sindaco in persona legge la motivazione).

Il Caffè Margherita, il bagno Balena, il negozio di giocattoli “48” fanno parte dei suoi ricordi di ragazzo, dove si recava con gli amici a bordo di una Fiat 124 truccata. Ma anche, più tardi, il rapporto con Cesare Garboli, l’incontro con Attilio Bertolucci, "per me – dice – il più grande poeta italiano del ‘900", o con la poetessa Alda Merini. 5 il 31 agosto 1996 quando l’attore, regista, comico toscano fu invitato come ospite d’onore della serata finale del Premio “Viareggio - Rèpaci”. Non c’era ancora l’Oscar, giunto tre anni più tardi per “La vita è bella”, ma il critico letterario Cesare Garboli, che aveva appena assunto la presidenza dallo storico Rosario Villari (dimessosi per polemiche sui nomi dei giurati), non si fece scappare l’occasione per attirare un po’ l’attenzione - e le telecamere della Rai- sul premio. La premiazione, trasmessa su Rai Uno, si svolse al Gran Caffè Margherita, gremito di pubblico, assiepato anche all’esterno. Roberto Benigni aveva appena pubblicato un libro, ‘’E l’alluce fu’’, ma la sua presenza alla serata aveva lo scopo di portare un po’ di verve e ironia toscana alla manifestazione.

Questa volta il presidente della giuria Paolo Mieli ha una domanda difficile per Benigni: "Così come hai fatto un film complesso, con tratti ironici, sull’Olocausto, oggi potresti fare un film sulla tragedia dell’Afghanistan?". L’artista toscano, disturbato da una tosse dispettosa ("E’ l’aria di mare", dice), risponde che quella di Kabul è una tragedia estrema, che ci riguarda tutti, ma troppo recente per poterne fare oggetto di arte.

Archiviata la gaffe di scambiare il Burlamacco sul premio con Arlecchino, saluta con la frase "Che Dio vi benedica" dopo aver ricevuto la tessera onoraria della Lega Maestri d’ascia e calafati e una simbolica pialla.

C.S.