Non ci sarà un invito ufficiale. Né l’intervento di un rappresentante dell’amministrazione Del Ghingaro sul palco di via Ponchielli, per il tredicesimo anniversario del disastro ferroviario. "Lo scorso anno – spiega Marco Piagentini – abbiamo inviato una Pec in Comune per invitare il sindaco alle celebrazioni. Non presenziò; e siamo venuti a sapere soltanto dopo, dalla stampa, che quella sera aveva la febbre per l’effetto del vaccino contro il Covid. Ma ci rammarica che non abbia mai trovato il tempo per rispondere a quell’invito". Se la giunta vorrà essere presente, "anche con la fascia, di certo non ci opponiamo. Non abbiamo mai escluso nessuno, anzi" aggiunge.
La distanza tra i rappresentanti della giunta e i familiari delle vittime del 29 giugno però sembra ormai un abisso. L’ultimo consiglio comunale straordinario, convocato su richiesta delle opposizioni per comprendere l’iter che ha condotto il Comune a riscuotere il residuo di risarcimento per i danni non patrimoniali causati dalla strage, e quindi alla revoca della costituzione di parte civile, è riuscito a scavare nel solco di un rapporto che pare insanabile. "Dispiace che nel contesto di questo consiglio non si sia compresa la fatica emotiva che attraversa questi giorni. Perché è anche inutile dirlo, per noi – aggiunge Piagentini, che quella notte ha perso due figli, e la moglie Stefania – il 29 giugno è un giorno più difficile degli altri". Di fronte alla ricostruzione fatta dal sindaco, per arrivare a spiegare "come inevitabile" l’uscita dell’Ente dal processo "Non mi sono trattenuto – confessa Piagentini –. Quando ho sentito nominare il mio nome, quello di Leonardo, di Raffaello e di Fidalma nelle giustificazione che il sindaco ha fornito per giustificare la scelta fatta dal Comune sono dovuto intervenire. Perché queste persone, la mia famiglia, sono ancora tutte parti civili. A fianco della magistratura, degli avvocati, insieme agli altri familiari. Solo mia zia Fidalma non c’è più, perché è morta. Ecco sentire dal sindaco citare queste persone l’ho trovato vergognoso, subdolo". Marco e Daniela Rombi però chiariscono di non aver mai voluto interrompere i rapporti con la giunta Del Ghingaro, "in questi anni – dicono – abbiamo incontrato chiunque ce lo chiedesse. Anche l’amministrazione, quando ci ha invitati". E tal proposito Daniela racconta un episodio, "Durante uno dei primi colloqui il sindaco ci disse una frase: “Sapete che state sulle scatole a mezza città?“...". A quella parole, la mamma di Emanuela Menichetti , non rispose: "Un po’ per educazione, un po’ perché rimasi senza parole, Ma non riesco a dimenticarle...".