Sopravvissuta al terremoto, Cristina si laurea con una tesi sul sisma

"Ho visto la mia casa crollare mentre aprivo il portone, questa tesi è la mia vittoria"

Cristina Betti si è laureata all'Università degli studi di Perugia

Cristina Betti si è laureata all'Università degli studi di Perugia

Perugia, 10 dicembre 2019 - «Io sono una sopravvissuta. Quando avevo 5 anni la mia casa mi è crollata davanti agli occhi». La sua terra colpita due volte dal terremoto e lei ora si Laura con una tesi sul sisma. E’ la storia di Cristina Betti giovane studentessa di Nocera Umbra che nel 1997, quando il terremoto le ha strappato la serenità, aveva cinque anni. «Dovevo entrare in casa proprio in quei minuti - spiega la giovane neolaureata umbra - ma il destino ha voluto che rimanessi davanti al portone ascoltando mia madre che parlava dalla casa di mia nonna. Mi considero una sopravvissuta, perché ho richiuso il portone e ho visto crollare casa davanti a i miei occhi. Questa Tesi rappresenta per me una piccola vittoria». Qualche giorno fa si è laureata all’Università degli studi di Perugia, Corso di laurea in Scienze della politica e della pubblica amministrazione, con una tesi dal titolo: «Il governo dell'emergenza e della ricostruzione. Una comparazione dei modelli umbri di governance: 1997 e 2016». «Mi sono chiesta - racconta a La Nazione la studentessa - chi meglio di un testimone diretto può mostrare interesse verso l’analisi delle fasi dell’emergenza e della ricostruzione post-terremoto? Può sembrare strano, ma sebbene all’epoca avessi soltanto cinque anni, il terremoto del 1997 condizionò la mia vita ed il trauma psicologico fu devastante. Quell’esperienza maturò in me un forte senso di comunità, poiché ritengo che il terremoto sia un evento capace di evidenziare l’importanza dell’unione e dell’appartenenza ad una comunità. Per il terremoto scatta una gara di solidarietà, aiuti economici e umani. Così è stato per entrambi i sismi, quello che colpì l’Umbria nel 1997 e quello del Centro Italia del 2016 ma nel primo caso ho il “privilegio” di averlo vissuto in prima persona». Cristina racconta come tali calamità naturali abbiano accresciuto il valore della solidarietà ed il ruolo della società civile. «L’azione del Governo, delle Regioni, della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco fu indispensabile. Mi sembra doveroso ricordare a tal proposito l’azione di una squadra di Vigili del Fuoco, con a capo Sergio Crescenzi, che portò i primi soccorsi nel sisma che colpì l’Umbria nel 1997. Il Comitato di Colle Cottorino di Frosinone, di cui faceva parte il Vigile del Fuoco, dopo aver contattato la Pro Loco di Nocera Umbra, decise di offrire un piccolo regalo ai 110 bambini delle scuole elementari di Gaifana, un piccolo paesino a un paio di chilometri da Colle di Nocera Umbra, in cui ho abitato e abito tuttora. Ancora ricordo quel giorno che sono venuti nella mia scuola, fui molto entusiasta di ricevere quel giocattolo, non tanto per il dono in sé ma soprattutto per ciò che avvenne in seguito. Infatti, tutti i bambini che avevano ricevuto quel regalo avevano la possibilità di essere “adottati” da una famiglia frusinate e dal 2009 nacque un solido gemellaggio tra la città di Nocera Umbra e Frosinone, più nello specifico tra Colle Di Nocera Umbra e Colle Cottorino. Da allora si è instaurato uno stretto legame di amicizia e solidarietà tra le due comunità e l’iniziale gemellaggio tra le due frazioni si è esteso a livello comunale, tanto che fino al 2016 una volta all’anno, solitamente il primo maggio, alcune famiglie di Nocera Umbra, si recavano a Frosinone e viceversa». L’estrema sintesi del suo lavoro è significativa, «Secondo i miei testimoni qualificati - spiega la dottoressa Betti - “non esiste un modello ideale per tutti i terremoti. Ogni volta il modello si deve adattare alle caratteristiche della popolazione locale ed è necessario prendere in considerazione anche due tipi di variabili: l’indice di vecchiaia della popolazione e il capitale economico e sociale, ogni terremoto è un’esperienza a sé stante”. Dunque, come hanno ribadito gli intervistati della tesi di Cristina, «non esiste un modello “perfetto” l’unica soluzione plausibile è cercare di non ripetere gli errori passati e che il Parlamento adotti un testo unico per la gestione delle emergenze e della ricostruzione».