Inflazione, in Umbria la spesa diventa sempre più "pesante"

La regione si conferma tra quelle dove l’impennata dei prezzi è tra le più alte. Terzi in Italia dopo Trentino e Veneto

Impennata dei prezzi anche nei supermercati

Impennata dei prezzi anche nei supermercati

PERUGIA

Un quintale di farina l’anno scorso di questi tempi a Perugia costava 65 euro, adesso ce ne vogliono 80. Basta questo a far capire quanto stano ‘soffrendo’ i fornai e quanto, a loro volta, le famiglie. Il costo di questa materia prima è aumentato del 24,2 per cento in dodici mesi nel capoluogo umbro. L’incremento del pane è stato meno accentuato, ma comunque importante: + 13,5 per cento in un anno. L’impennata dell’inflazione coinvolge dunque pane e casa, i due beni primari per eccellenza. Dopo l’energia insomma, è il costo del pane, che secondo Eurostat in un anno è aumentato del 18% nell’Ue (+13,5% in Italia) a preoccupare maggiormente gli italiani.

E l’Umbria non è da meno: scorrendo l’elenco dei generi alimentari emerge che a Perugia l’altro bene cresciuto in doppia cifra è guarda caso la pasta: da un euro a 1,20 euro. In doppia cifra tutte le carni, con il pollo che aumenta il 21 per cento in più dell’anno scorso, i gelati + 17,4 e infine gli oli alimentari che in un anno nel capoluogo hanno visto crescere i prezzi del 60 per cento, poco meno dell’energia elettrica. Ma non c’è un alimento che si salvi: hanno tutti il segno più. L’Unione consumatori conferma comunque che ancora una volta Perugia e l’Umbria sono tra le realtà dove il costo della vita è cresciuto di più. Nel capoluogo regionale l’aumento impatterà per 2.137 euro nel 2022, mentre la media regionale è di 2.056 euro. In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città più care con più di 150 mila abitanti, Bolzano dove l’inflazione annua, pari a +10,5%, la più alta d’Italia, ex aequo con Catania, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalente, in media, a 2.791 euro.

Al secondo posto Trento, dove il rialzo dei prezzi del 10,2%, la terza maggiore inflazione, determina un incremento di spesa pari a 2.669 euro per una famiglia media. Sul gradino più basso del podio Bologna, prima per il centro, dove il +9,5% genera una spesa supplementare pari a 2370 euro annui per una famiglia tipo. Al quarto posto Ravenna (+9,7%, +2.344 euro), poi Verona (+9,7%, 2.258 euro), Milano che, pur avendo un’inflazione più bassa della media nazionale, si colloca in sesta posizione con +2226 euro, Brescia (+8,3%, 2.189 euro), Perugia (+9,3%, +2.137 euro). In testa alla classifica delle regioni più "costose", con un’inflazione annua a +10,2%, il Trentino che registra a famiglia un aggravio medio pari a 2.650 euro su base annua. Segue il Veneto, dove la crescita dei prezzi del 9% implica un’impennata del costo della vita pari a 2.060 euro, terza l’Umbria, +9,1%, con un rincaro annuo di 2056 euro.