Il libro: «Io non ho sbagliato», una storia di sofferenza e di coraggio

Un romanzo che prende spunto da una storia realmente accaduta e che dimostra come spesso «niente è come sembra»

L’autore Onofrio Pagone

L’autore Onofrio Pagone

Perugia, 13 luglio 2016- «Io non ho sbagliato: credo nei sogni e ho avuto in dote radici e ali. Ora posso volare». E’ la frase conclusiva, bellissima perchè apre alla speranza, dell’ultimo libro di Onofrio Pagone, (giornalista, a lungo inviato di guerra e scrittore) che si intitola appunto «Io non ho sbagliato» (Giraldi Editore). Un romanzo che prende spunto da una vicenda realmente accaduta e che racconta la storia, struggente e drammatica, di una giovane donna e della sua «scelta di vita» che la porterà a un percorso di sofferenze e ingiustizie, sociali e anche giudiziarie, che la renderanno molto diversa dall’adolescente piena di sogni che era un tempo ma non per questo meno forte e consapevole della forza che solo l’amore (in questo caso soprattutto per un figlio che le verrà negato persino di conoscere) può dare. Pagine che scavano profondamente nell’animo umano, piene di emozioni. L’una dopo l’altra portano il lettore a riflettere su quello che appare e spesso non è, e che dimostrano come per capire la fragilità, così come il coraggio, è necessario andare oltre gli ’steccati’ della mente, al di là di ‘verità stereotipate’ da una società che si autodefinisce «benpensante». La storia, narrata in prima persona dalla protagonista, comincia nel momento in cui Annamaria (qusto il suo nome ‘italiano’) diciassette rumena, innamorata del suo Gheorghe, sceglie di portare avanti una gravidanza che il padre, giovane come lei e impaurito, rifiuta per codardia, con fastidio, insieme ad altri componenti della sua famiglia: ‘pensa a te stessa, al tuo futuro...’ le dicono tutti giustificandosi del terribile consiglio. «I grandi ci dicono di credere nell’amore. Ma lo sanno i grandi cos’é l’amore? Amano, i grandi?» riflette lei non ancora diciassettenne, sola, con un figlio in arrivo e 300 euro in tasca per fare quello che lei, già madre istintivamente, sa che non farà mai. «Adesso nella pancia avevo un figlio, le farfalle erano volate tutte via...la maternità mi trasformava: giorno dopo giorno sentivo crescere le radici di questa vita nelle mie viscere dove si concentrava la mia voglia di vivere....Lo volevo quel figlio, anche senza Gheorghe...». E’ l’inizio, solo l’inizio, di una lunga storia che proietterà questa giovane donna (quante altre ce ne sono state, ce ne sono e ce ne saranno ancora?) a scoprire che la vita può essere molto più complicata di quanto si possa immaginare a 17 anni. Che a tradire possono essere proprio le persone che dicevano di amarti di più. Che invece la tenerezza e i legami autentici posso nascondersi nello sguardo di un padre morente o nell’immagine di un santino donata da una mano resa rugosa dagli anni ma con la grazia di chi ti, a dispetto del tempo che passa, ti spinge alla speranza nonostante tutto. Che chi è bravo a far rispettare la legge non sempre fa la cosa più giusta e che una madre che ama profondamente il suo bambino può anche arrivare all’estremo di rinunciare a lui per non minare le sue certezze e la sua serenità. Insomma, un libro da leggere...

Donatella Miliani