MICHELE NUCCI
Cronaca

Una città spaccata in due. Testa a testa all’ultimo voto. Scoccia e Ferdinandi vanno al ballottaggio

Sfida entusiasmante tra le due donne per la poltrona di primo cittadino a Palazzo dei Priori. La candidata del centrosinistra sempre avanti, ma non riesce a superare il 50 per cento. Si torna alle urne il 23 giugno: in 70 anni è la seconda volta che accade a Perugia. .

Una città spaccata in due. Testa a testa all’ultimo voto. Scoccia e Ferdinandi vanno al ballottaggio

Una giornata vissuta sul filo, un testa a testa iniziato alle 14 di ieri e proseguito fino a notte fonda tra Vittoria Ferdinandi (centrosinistra-cinquestelle) e Margherita Scoccia (centrodestra). Che si sono contese la poltrona di sindaco di Perugia, surclassando gli altri tre avversari (Massimo Monni, Leonardo Caponi e Davide Baiocco), ai quali hanno lasciato le briciole. E alla fine sarà ballottaggio, come nel 2014, quando Andrea Romizi superò Wladimiro Boccali.

La situazione da domenica sera, dopo che sono usciti gli exit poll, in effetti si è rovesciata: a sperare di chiudere la partita al primo turno a quel punto – e per tutta la giornata di ieri – è stata proprio Ferdinandi, rimasta appesa a un filo e a una manciata di voti dal 50% + 1. Se insomma fino all’apertura dei seggi Scoccia puntava a vincere senza ricorrere ai supplementari (ed era superfavorita, diciamolo), dopo l’exit poll, le proiezioni e lo spoglio, era lei e tutto il centrodestra a sperare nel ballottaggio, per non essere eliminata al primo turno (sarebbe stato uno smacco clamoroso). Ed è finita con un 48,3 per Scoccia e 48,9 per Ferdinandi: una cosa mai vista, impensabile e impronosticabile nei numeri.

Il pomeriggio e la serata di ieri sono stati lunghissimi. Dopo tre ore dall’inizio del conteggio, era stato scrutinato soltanto il dieci per cento delle sezioni, con Scoccia che era al 48,96% e Ferdinandi al 48,10 divise solo da 68 voti a testimonianza di un testa a testa che è stato davvero avvincente per l’intera giornata. E le stesse proiezioni della Rai avevano fatto capire che la sfida si sarebbe giocata sul filo: dopo le 16, sul 9 per cento del campione, la candidata del centrosinistra era al 49,8 per cento, la rivale al 47,3, Monni all’1,4, Baiocco allo 0,7 e Caponi allo 0,5. E la stessa cosa è stata confermata con la seconda proiezione, quella che aveva una copertura del 20 per cento delle sezioni campionate. Una tendenza che erano stati anche gli exit poll di domenica sera a confermare, con Ferdinandi tra il 49 e il 53% e Scoccia tra il 44 e il 48.

Nelle prime sezioni scrutinate l’ormai ex assessore all’Urbanistica era partito in netto vantaggio e ben oltre il 50 per cento, ma l’indicazione non era scientifica, dato che come sempre in questi casi dipende molto dalle sezioni scrutinate: probabilmente i risultati riguardavano i seggi dove il centrodestra è storicamente più forte. E con il passare del pomeriggio infatti la partita nel complesso si è riallineata e ha iniziato a prevalere dopo una trentina di seggi lentamente Ferdinandi. Poco prima delle 18, con un terzo delle sezioni scrutinate (54 su 159) la psicologa perugina era in vantaggio di circa seicento preferenze sull’avversaria: 11.569 contro 10.977. E pian piano si è fatta larga l’ipotesi che arrivare a quei 41mila voti per vincere secchi al primo turno, sarebbe stato davvero difficile. Poco prima delle 19 e con un terzo delle sezioni scrutinate, la candidata del Campo largo è salita addirittura al 49,91 per cento. Tutto confermato dalla terza proiezione della Rai (54 per cento del campione) che la dava al 49,9% contro il 47,2% di Margherita Scoccia. All’ora di cena il calcolo si è fatto meramente matematico: per vincere al primo turno servivano quasi 41mila voti ed entrambe ne aveva circa 24mila con una sessantina di sezioni da scrutinare. Diciassette mila preferenze in un terzo dei seggi sono apparse troppe in effetti. Da lì ancora "tete à tete" fino a notte inoltrata. Fino al ballottaggio che ci sarà tra quindici giorni.