Una via intitolata a Emanuele Petri, poliziotto ucciso dalle Brigate rosse

Petri fu ucciso il 2 marzo del 2003 durante un controllo a quelli che si rivelarono i capi dell’organizzazione eversiva

La cerimonia dell'intitolazione della via in ricordo di Emanuele Petri

La cerimonia dell'intitolazione della via in ricordo di Emanuele Petri

Perugia, 15 giugno 2021 - "Il sacrificio di Emanuele Petri è stato sicuramente la svolta per la fine delle Br": è quanto ha ricordato il capo della polizia, prefetto Lamberto Giannini, in occasione dell’ intitolazione della via davanti alla questura di Perugia alla memoria del sovrintendente della polizia ferroviaria, Medaglia d’oro al Valore civile, ucciso il 2 marzo del 2003 durante un controllo a quelli che si rivelarono i capi dell’organizzazione eversiva.

La cerimonia si è svolta alla presenza della vedova del poliziotto, Alma, che ha scoperto la targa con il nome del marito. Presenti anche la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il questore di Perugia, Antonio Sbordone, il prefetto Armando Gradone, il procuratore generale Sergio Sottani e quelli di Perugia e Spoleto Raffaele Cantone e Alessandro Cannevale.

"Come donna e come moglie - ha detto Alma Petri - occasioni come oggi sono sempre un rinnovarsi di quel dolore e di quello che è successo quella mattina ma come moglie di un poliziotto per il quale la divisa era tutto sono molto orgogliosa perché, a distanza di 18 anni, siamo ancora qui a ricordare Emanuele". A benedire la targa con il nome il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, che ha ricordato il momento dei funerali.

"Non avevo mai visto una cosa del genere - ha detto con voce rotta dall’emozione -, i bambini uscivano dalle scuole e battevano le mani mentre passava il carro funebre, i negozi abbassavano le saracinesche, gli operai smettevano di lavorare e venivano a inchinarsi. Guardando tutta quella folla che si moltiplicava lungo la strada mi resi veramente conto che coloro che volevano continuare a portare avanti la logica della lotta armata e della distruzione, erano definitivamente finiti e si erano auto condannati".

"C’è in questa cerimonia la volontà di fissare il nome di un uomo che ha donato la vita per la nostra comunità", ha ricordato il sindaco, Andrea Romizi. "Sventurati quei popoli che hanno bisogno di eroi – il ricordo del questore, Antonio Sbordone, citando Brecht in memoria di Emanuele –. Noi usiamo dire andiamo in servizio’ per qualificare il nostro lavoro. Un servizio comporta sacrifici, rinunce, avversità. E comporta anche di morire in servizio e sì - ha aggiunto - sappiamo morire da eroi". Toccante infine il ricordo del pm di Spoleto, Patrizia Mattei, nipote di Petri. "Ero una giovane studentessa di giurisprudenza. Lele era un padre-zio. Mi disse che avrei dovuto fare il magistrato e lui sarebbe stato la mia scorta. Oggi lo sono. Ed essere un magistrato con la scorta dal cielo è una grande responsabilità nella consapevolezza che coraggio significa fare fino in fondo il proprio dovere".