Nomine pilotate, Palamara chiama i ministri

Citati 133 testimoni davanti al Disciplinare (21 luglio). C’è un capitolo dedicato al caso-Perugia per il nuovo procuratore capo .

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di Erika Pontini

La "prassi costante", secondo Luca Palamara, erano i contatti tra correnti della magistratura, togati ed ex del Csm, componenti laici e i loro diretti referenti politici e pure aspiranti candidati ai direttivi per decidere le nomine delle procure d’Italia, e non solo. Per difendersi dal Disciplinare – e da una delle incolpazioni di aver cercato di condizionare le nomine delle procure di Roma e Perugia – l’ex presidente dell’Anm attacca e chiama in causa ministri (ex e attuali), magistrati, Csm al completo e pure il consigliere giuridico del presidente della Repubblica. Sembra non manchi quasi nessuno. E’ una lista di 133 nomi che contano, quella depositata dai difensori di Palamara, Roberto Rampioni e Benedetto Marocchi Buratti, nel procedimento disciplinare che prenderà il via il 21 luglio a Palazzo dei Marescialli. Mentre a Perugia, nell’indagine per corruzione, si va in aula il 16 luglio per l’udienza stralcio e le intercettazioni da selezionare.

Palamara vorrebbe trascinare come testimone davanti alla Sezione disciplinare del Csm il vicepresidente David Ermini, ma pure Nicola Mancino e Giovanni Legnini, a spiegare che era una "prassi", interlocuzione "come strategia per delineare futuri accordi". Se avveniva prima, perchè no per Roma del dopo Pignatone e Perugia che, guarda caso, doveva decidere sull’indagine a suo carico e sull’esposto di Stefano Fava contro i vertici della Capitale.

Anzi, a Legnini vorrebbe pure chiedere in merito alle "nomine a pacchetto in Cassazione e sulle vicende relative alle nomine dei presidenti di Sezione della Cassazione successive alla sentenza del primo agosto 2013 nei confronti dell’onorevole Berlusconi". Il capitolo-strategia coinvolge anche Silvia Della Monica, già procuratore aggiunto di Perugia, che dovrebbe riferire sui colloqui con Palamara per gli incarichi fuori ruolo, e non solo. Ma pure Francesco Greco e Edmondo Bruti Liberati, Giovanni Maria Flick, Andrea Orlando e Anna Finocchiaro, tanto per citarne alcuni.

Non solo. Per il caso-Perugia e l’interessamento a favorire un magistrato ’amico’ di cui c’è traccia nelle intercettazioni (tra cui la vicenda Borrelli-Sirignano) e per dimostrare "l’assenza di qualsiasi attività per sollecitare interventi punitivi da parte del futuro procuratore di Perugia nei confronti dei colleghi di Roma", e la "notorietà dei rapporti tra Palamara e De Ficchy (ex procuratore di Perugia, ndr), nonchè la notorietà dell’esistenza di un’indagine nei confronti dello stesso Palamara presso la procura di Perugia", la toga inquisita cita 11 testimoni.

’Chiama’ – ma è quasi impossibile che il Csm ammetta tutti – Giuseppina Guglielmi, magistrato addetto all’ufficio studi del Csm per riferire dell’incontro con Luigi De Ficchy del 15 giugno 2018, mentre il dottor Paolo Abbritti (anche lui area Unicost) dovrebbe riferire sui rapporti con l’allora procuratore capo e sulle questioni inerenti la posizione della dottoressa Duchini (l’ex Aggiunto, inquisita a Firenze e sottoposta a procedimento Disciplinare) ma anche su ’eventuali riferimenti da parte di Palamara alla sua vicenda penale, in concomitanza con l’allora imminente discussione con la nomina del procuratore di Perugia". Abbritti è lo stesso magistrato perugino che compare nelle intercettazioni con Luigi Spina, apostrofandolo prima ’ragazzetto’ ma subito dopo "pezzo di merda". Dopo la scoperta dell’indagine, Palamara avrebbe cercato infatti di individuare un candidato per il post De Ficchy ("Lì non abbiamo nessuno") affidabile. Poi il terremoto sul mercato delle toghe ha rimesso tutto in ballo e ha vinto Raffaele Cantone, dopo un Plenum infuocato.

Citato anche Francesco Prete. Prima della bufera-toghe, uno dei candidati forti per il vertice di via Fiorenzo Di Lorenzo e Federico Cafiero De Raho, chiamato a raccontare dei colloqui avuti con Palamara "su eventuali riferimenti da parte sua anche alla presenza di Ermini, alla sua vicenda penale in concomitanza con l’allora imminente discussione sulla nomina di procuratore a Perugia". Nella lista pure il nome del procuratore di Tivoli, Francesco Menditto. Procura prima retta dallo stesso De Ficchy (che non viene indicato tra i testi). Palamara cita una richiesta di atti inoltrata al magistrato via whatsapp (che gli dice di farla ufficialmente). La chat c’è, e si riferisci a un articolo di stampa, ma non si sa quale.

Un lungo capitolo dell’elenco è dedicato all’ormai stranota intercettazione dell’hotel Champagne con i componenti dell’allora Csm, l’onorevole Cosimo Ferri e l’ex ministro Luca Lotti. Palamara vuole chiamare al Csm anche i finanzieri per farli deporre sulle modalità – che lui contesta – di accensione del trojan. Sull’incolpazione relativa al "comportamento gravemente scorretto nei confronti di Giuseppe Pignatone (ex procuratore di Roma), Palamara ha citato pure l’ex ministro Roberta Pinotti perchè riferisca sui rapporti tra Palamara e Pignatone. Come lei, mezza procura di Roma e la magistratura più in vista d’Italia. Compresi Davigo, Melillo, Fuzio Carofiglio, Mammone. Ma intanto il 21 tocca al Disciplinare e poi al gip di Perugia decidere sulle accuse penali di corruzione. Viaggi e benefit incassati – per i pm Gemma Miliani e Mario Formisano – dall’imprenditore inquisito.