"Noi, in quell’inferno di acqua e fango"

Evacuata una palazzina a Villa Pitignano con nove famiglie. Le testimonianze: "È caduto il cielo, ora i danni sono enormi"

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Il giorno dopo la bomba d’acqua che si è abbattuta nella periferia Nord di Perugia (tra Ponte Felcino, Villa Pitignano, Ramazzano, Bosco, Pianello, Ponte Valleceppi, Lidarno, Colombella) e al Trasimeno è iniziata la conta dei danni. Tra i provvedimenti anche l’evacuazione di una palazzina a Villa Pitignano a scopo precauzionale per consentire ai Vigili del Fuoco di effettuare un sopralluogo in queste prime ore impossibile per l’allagamento dei piani inferiori. La struttura abitata è abitata da nove famiglie, di cui sette hanno trovato un’autonoma sistemazione, mentre due sono state accolte, grazie al pronto intervento sociale del Comune, in un albergo della città.

Intanto il potente nubifragio lascia il segno anche nella memoria di chi lunedì si è trovato in mezzo a quell’inferno di acqua, vento e fango. "Mai vista una cosa simile per l’intensità della pioggia, che sembrava impazzita – dice Daniela Monni (Ponte Pattoli) – Dai terrazzi volavano tavoli, poltroncine, piccoli arredi. La terrazza era diventata una piscina. Ho avuto paura per me e per i mie figli". "Non pioveva – fa eco Giuseppe Grelli, presidente del Tennis Club Colombella -. E’ caduto il cielo. Il vento ha piegato una struttura in ferro, parcheggio del circolo allagato, 22 balle di terra rossa per ripristinare un campo".

"E’ stato impressionante – racconta Chiara Spaccia (Villa Pitignano) – vedere quella furia. All’improvviso la piscina si è riempita di fango, squarcisull’asfalto sotto la mia proprietà. Strade bloccate, tutti i sottopassi interdetti. E pensare che a pochi chilometri, a Ponte San Giovanni, c’era il sole! Nella nostra frazione ce la siamo cavata con tanta paura e molti danni. La cronaca insegna però che certi eventi calamitosi si potrebbero evitare investendo di più nella prevenzione del territorio e in una corretta manutenzione dei fossi, dei torrenti e delle strade".

Fulmini, tuoni, via Pesaro trasformata in un torrente di fango, voragini che si sono aperte in mezzo alla strada, l’acqua che si infiltrava nonostante le imposte chiuse, danneggiando computer e strumenti tecnologici. Gabriella Bernini (Colombella) dice che il peggio è passato. "Ma in paese – confessa – abbiamo passato quasi due ore di inferno".

E c’è anche il racconto di Giuliano Tomassoli e di Ernesto Pettirossi. "Una donna è rimasta intrappolata in macchina a causa dell’esondazione del Rio Ruschiano. C’è voluto l’intervento dei Vigili del Fuoco. Per fortuna è andata bene. Nel mio orto – riferisce Tomassoli – la foga dei detriti ha abbattuto 30 metri di recinzione. Via Macerata da spavento. Un’esperienza che ci ha traumatizzati tutti".

Silvia Angelici