"Fotovoltaico, le regole umbre? Equivalgono a dire ’non fatelo’"

Di Giacomo (SunProject): "Più che restrizioni un vero e proprio ’blocco’ alla realizzazione degli impianti"

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PERUGIA

"Più che limitazioni quelle decise in Umbria rappresentano un vero e proprio ’blocco’ alle energie rinnovabili". Luca Di Giacomo, business developer di SunProject, azienda nazionale che opera nel settore, spiega perché fare investimenti nella nostra regione sarà praticamente impossibile.

"Destinare solo il 5% delle aree agricole agli impianti fotovoltaici è come dire: “non fateli”, perché trovare quella disponibilità di terreni, contigui, è praticamente impossibile. Un esempio per capire meglio. Su 100 ettari, dimensione enorme, se ne potrebbero usare solo 5, che poi in base alle regole stabilite dal Ministero della transizione ecologica si riducono a 2 al massimo. Solo in Umbria – sottolinea Di Giacomo –, abbiamo avuto questa incredibile ’sorpresa’. Nel resto d’Italia quasi tutte le regioni hanno fatto un regolamento specifico che aiuta ed incentiva davvero lo sviluppo sostenibile".

L’assessore dice che il “mare verde“ dell’Umbria va salvaguardato.

"Nessuno lo vuole distruggere. Tant’è che le nuove tecnologie consentono di coltivare comunque i terreni e salvaguardare le imprese agricole. Sembra più una questione politica...".

La SunProject si adatterà comunque alle regole restrittive dell’Umbria?

"Nella vostra regione abbiamo un bel team di lavoro e buone opportunità. Ma penso ai molti progetti in corso, con investimenti fatti, richieste di connessione pagate, preventivi accettati sulla base della legge nazionale. Ora però ci troviamo di fronte a un regolamento che di fatto blocca tutto. A queste persone cosa possiamo dire? Il rischio di aver solo perso tempo è concreto".

Magari si vogliono solo impedire operazioni speculative.

"Le aziende che si occupano di fotovoltaico hanno certamente uno scopo di lucro, puntano agli utili. Non sono associazioni di beneficienza. Ma la stessa cosa vale, forse ancora di più visti gli attuali prezzi di mercato, per le società che producono energia da fonte fossile. La questione, e la scelta conseguente, è: chi è meglio incentivare? E chi fornisce la soluzione migliore per la riduzione alle emissioni di Co2 e al contenimento del costo dell’energia?".

Veniamo all’AgroVoltaico.

"L’AgroVoltaico è l’impianto del futuro, ti permette di continuare a fare attività agricola, senza togliere dunque terreno all’agricoltura, e allo stesso tempo di produrre energia pulita. La legge nazionale peraltro vieta già di realizzare impianti su aree destinate a produzioni di pregio. Quindi non comprendiamo perché in Umbria la quota di terreno disponibile sia stata ridotta al 20% quando nel resto d’Italia è pari al 100%. Avremmo capito se, nell’interpretare la normativa nazionale avesse definito quali sono le aree di pregio, ad esempio i vigneti, e quali quelle invece idonee e quindi utilizzabili per gli impianti fotovoltaici. Il regolamento varato un mese fa invece va proprio nella direzione opposta".

A. Pescari