Cr di Orvieto, azioni svalutate, i risparmiatori: "Chiarezza dalla banca"

Cresce il malumore, scendono in pista gli avvocati

Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, Vincenzo Fumi

Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, Vincenzo Fumi

Orvieto, 11 maggio 2016 - Sulla svalutazione delle azioni della Cassa di risparmio di Orvieto adesso scendono in pista gli avvocati dell'associazione nazionale dei consumatori. Il referente locale dell'associazione, avvocato Leonardo Di Russo, si sta occupando del collocamento delle azioni della Cro che sta suscitando un certo malumore tra i risparmiatori dopo che l'assemblea dei soci dell'istituto di credito ha portato il valore delle azioni da 9,53 a 7,50 euro. Questo il presso deciso dalla Banca Popolare di Bari guidata dal presidente Marco Jacobini che controlla l’istituto orvietano.

L'associazione lancia un avviso a tutti gli investitori. "Per le azioni di banche non quotate in borsa i risparmiatori devono fare la massima attenzione. Sono pervenute all’attenzione del nostro sportello diverse segnalazioni relativamente ad azioni vendute da istituti di credito locali che presenterebbero una certa difficoltà di liquidazione, con evidenti problemi per i risparmiatori. Pur ritenendo necessaria una valutazione specifica per ogni singolo caso, si deve richiamare l’attenzione dei consumatori sulle caratteristiche specifiche delle azioni illiquide, ovverosia azioni di società per azioni non quotate in borsa. Essi sono titoli che garantiscono un certo rendimento, ma che hanno un livello di rischio medio-alto in quanto non essendo trattate in Borsa si caratterizzano per tempi di vendita non predeterminati. Semplificando al massimo, mentre le azioni di spa quotate possono essere vendute a stretto giro alla quotazione ad esse correlata nel mercato borsistico, al contrario, per ciò che concerne i titoli illiquidi, essi sono messi in vendita dall’intermediario che è anche l’istituto di credito che emette le azioni senza che si abbia alcuna certezza circa la vendita che, ovviamente, è possibile solo in caso di contestuale domanda proveniente dal mercato. Dunque, quando essa risulti scarsa possono occorrere a volta mesi prima di smobilitare un investimento. Questa pratica è pienamente legittima ma gli istituti di credito hanno precisi obblighi di informazione prima e dopo la vendita relativamente alla tipologia di titoli venduti, al rischio ad essi connesso, in particolar modo per ciò che concerne i tempi ed il valore di liquidazione. Pertanto, invitiamo coloro che hanno riscontrato problematiche sotto tali profili a contattarci per operare una prima valutazione caso per caso".

L'avvocato Di Russo sta seguendo il caso di alcuni risparmiatori che avevano acquistato azioni della Cro e che avevano avuto difficoltà a rivenderle. "Il collocamento di queste azioni lo fa la banca stessa che le emette, un paio di volte al mese, ma per venderle bisogna che ci sia una domanda - dice il legale - noi stiamo inoltre passando in rassegna l'operato della banca per capire come siano stato valutati i profili di rischio dei singoli clienti e quali informazioni siano state loro fornite".

A livello politico, la consigliera comunale del Movimenti Cinque Selle Lucia Vergaglia ha chiesto ufficialmente al sindaco di fornire spiegazioni su ciò che sta accadendo ai piani alti della banca e della fondazione Cro, aziOnista di minoranza della banca. Vergaglia ha ricordato come la fondazione, guidata da Vincenzo Fumi, abbia rinunciato per motivi mai chiariti ad attivare una clausola di salvaguardia in forza della quale la Popolare di Bari, ovvero il socio di controllo, sarebbe stato obbligato ad acquisire il 26 % delle quote detenute dalla fondazione ad un prezzo che era stato stimato in 39 milioni di euro e che adesso è sensibilmente ridotto in conseguenza della svalutazione delle azioni decisa dalla banca. Claudio Lattanzi