Cassa integrazione Covid, coinvolti oltre seimila metalmeccanici

L'allarme della Fiom Cgil di Terni: "Senza sostegni all'occupazione, il rischio è una valanga di licenziamenti a fine anno"

Alessandro Rampiconi, segretario Fiom Cgil Terni

Alessandro Rampiconi, segretario Fiom Cgil Terni

Terni, 29 settembre 2020 -  Trecento le richieste di ammortizzatori per la pandemia presentate dalle imprese del settore metalmeccanico della provincia di Terni, coinvolgendo 6031 lavoratori per un totale di aziende che occupano 6248 addetti, cioè il 93,25% del totale. Il 67,32% delle aziende si riferiscono all’industria grande e medio piccola, il 32,02% agli artigiani, mentre lo 0,79% alle cooperative. Le richieste si sono concentrate per il 69,96% per la cassa integrazione Covid. E' quanto emerso dall'assemblea generale della Fiom Cgil di Terni, guidata dal segretario Alessandro Rampiconi. L'assemblea, in un documento, sottolinea il ruolo fondamentale svolto dalle Rsu che, dove presenti (quasi il 50% delle aziende sono senza rappresentanza) si sono “battute per contrattare” e si sono “mobilitate laddove le pretese aziendali erano insopportabili e mettevano a rischio la salute dei lavoratori”. “Quella mobilitazione – sottolinea la Fiom ternana – è stato un vero e proprio argine alla diffusione del virus in una delle regioni meno colpite nella prima fase della pandemia”.

Ma ora, la crisi economica che seguirà l’emergenza sanitaria sarà inevitabile e, avverte la Fiom, “forse più pesante di quella del 2008”, con alcuni effetti che “si sommeranno e moltiplicheranno”. Per il sindacato, dunque, la giusta rivendicazione che ha portato al blocco dei licenziamenti, fino al termine delle ulteriori 9 settimane di cassa integrazione, rischia, se non accompagnato da politiche e investimenti che rilancino l' occupazione, di “spostare semplicemente tra novembre e dicembre 2020 tutti i licenziamenti evitati oggi”.  

Stefano Cinaglia