Remo Marchioni, l'atleta che sfidò il tempo: oro a 87 anni

Il presidente dell'Atletica Pistoia gareggia da master: ha fatto incetta di medaglie agli Europei, in Portogallo. E si racconta

Remo Marchioni in pista

Remo Marchioni in pista

Pistoia, 8 aprile 2022 - Certe storie vanno raccontate: altrimenti saremmo tutti più poveri, dentro. Certe storie sono così semplici e belle da restarti dentro e non andarsene più. “Sa com’è nei bar di paese? I giovani passano il tempo a sfidarsi. Qualche tempo fa, ne vidi alcuni intenti a duellare a forza di flessioni. M’intromisi: ‘ragazzi, potrei partecipare anch’io?’. Mi scrutarono e iniziarono a ridacchiare, dandomi però la possibilità di provare. Ebbene, sono ancora a chiedersi come abbia fatto a batterli a 80 anni suonati”. Remo Marchioni è così, se vi pare: classe di ferro 1935 (festeggerà le 87 candeline il prossimo 30 settembre), è originario di Gaggio Montano, residente a Porretta Terme, ma per oltre trent’anni ha vissuto a Pistoia, ove è tuttora presidente dell’Atletica Pistoia.

Atleta master, è assurto recentemente agli onori delle cronache per aver fatto incetta di medaglie tra gli Europei di Braga in Portogallo (oro nei 200 metri piani categoria SM85, argento nella staffetta 4x200m SM75 e bronzo nei 60m SM85) e i Campionati Italiani indoor di Ancona (primo nei 200m, secondo nei 60 e 400m). “Questo aprile festeggio i 72 anni di attività agonistica. Le emozioni più grandi? Da master. La prima volta in pista, ai Campionati Italiani a Salerno, con una medaglia di bronzo negli 800 metri, il titolo tricolore nei 200m a Cassino nel 2015, quello continentale l’anno successivo ad Ancona nella staffetta 4x200m. Da giovane? Alcuni secondi e terzi posti nel cross, nei 10mila metri e nella mezza maratona. A proposito: a 63 anni, nella Maratonina di Pistoia, feci registrare il tempo di un’ora 29 primi e 16 secondi: niente male, vero?”.

A questi risultati, aggiungiamo il bronzo nella staffetta 4x200m ai Mondiali del 2019, in Polonia. “Quando in staffetta ci sono io, facciamo bene: sono il portafortuna. Pensi: nella staffetta, mi confronto con atleti master di 75 primavere. Ma li batto”.

E dire che dopo la seconda dose di vaccino, fatta nel marzo dello scorso anno, ha rischiato di dire stop all’attività agonistica. “Vero. Mi sono… paralizzato. Dolori fortissimi su tutto il corpo, febbre per molti mesi. Ma non mi sono abbattuto, perché, ricordi, la testa vale oltre il 50 per cento di ogni prestazione: quando grazie alla tachipirina il dolore diminuiva, uscivo di casa a correre. Non potevo non allenarmi, non volevo arrendermi. Ancora oggi sono sotto cure, ma non demordo”.

Deve aver fatto un patto col Diavolo: qual è il segreto della sua longevità atletica? “La serenità. Le spiego: è da 30anni che non fumo, non bevo alcoolici, mezzo bicchiere di rosso solo quando esco a cena fuori, mangio di tutto, ma poco di tutto. Dieci anni fa i medici avrebbero voluto che mi facessi la protesi al ginocchio destro: sono riuscito a scansare l’intervento. La testa e l’allenamento: corro a giorni alterni e quando non corro faccio palestra in casa: di tutto, dai pesi alle braccia a quelli alle caviglie, dai manubri agli addominali.

Faccio 20 flessioni senza battere ciglio. Vado a correre anche quando piove: è come se indossassi una corazza, non sento niente perché la corsa è una passione forte, fortissima. I dolori tornano a farsi sentire, una volta rientrato a casa”.

Ha vissuto molti anni a La Cugna e alcuni in città. Ci saluta con un monito. “Rammenti: oltre al corpo, bisogna allenare la testa tutti i giorni”. Vaglielo a spiegare che chi sta scrivendo, è costretto ad alzare bandiera bianca alla prima flessione.

Gianluca Barni