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Calcio: dramma Bellugi, amputate le gambe, i messaggi di affetto dalla Toscana

Come conseguenza del Covid, all'ex stopper della Pistoiese sono state amputate entrambe le gambe. I ricordi di Bigagli e Bernardini

La Pistoiese ai tempi della A: Bellugi è il primo da destra in piedi

Pistoia, 22 dicembre 2020 - Sconcerto e dispiacere. L’ambiente calcistico pistoiese è rimasto turbato nell’apprendere la notizia del dramma vissuto da Mauro Bellugi, stopper arancione nella stagione della serie A, 1980/81, a cui, come conseguenza del contagio da Covid-19, sono state amputate entrambe le gambe.

Un duro colpo anche per la Pistoiese e i suoi sostenitori, nell’annata del Centenario dell’Olandesina (21 aprile 1921, la data della fondazione del club). Alberto Bigagli, storico speaker dello stadio Marcello Melani nonché scrittore di storia e storie locali, con un libro scritto a quattro mani con il giornalista Gianluca Barni di prossima uscita proprio sulla Pistoiese, si mostra profondamente colpito.

“Da tifoso arancione e nerazzurro sono sempre stato un ammiratore dello sportivo Bellugi. Un eccellente calciatore, uno di sostanza, robusto, solido, bravo e leale, che non amava mettersi in mostra in campo e fuori. Lo rammento come elemento prezioso, in grado di dare il proprio apporto, ma a differenza di certi popolari difensori odierni per niente sbruffone, poco propenso alla platealità, alla gestualità. Ecco, mi sorprese quando iniziò la carriera di opinionista e commentatore sportivo, perché non l’avrei fatto appariscente, alla ricerca di visibilità. È necessario riconoscergli, però, che anche in televisione non ha mai alzato la voce, è sempre stato corretto e misurato, preciso e puntuale. All’Internazionale dette sempre il suo notevole contributo, alla Pistoiese giunse invece alla fine della sua ottima trafila”.

Bellugi arrivò a Pistoia nell’anno della serie A: stopper, fece coppia con il libero Marcello Lippi, poi divenuto tecnico della stessa Pistoiese e infine addirittura campione del Mondo con l’Italia nel 2006 – lo ricorda l’allenatore, ex calciatore e dirigente, Ferdinando Bernardini –. Era uno dei grandi nomi che in quegli anni vestirono l’arancione: il suo era legato alla Grande Inter così come Frustalupi, al Milan invece Rognoni. Era a fine carriera, non fece sfracelli, non si mise in mostra più di tanto, però fu un professionista serio, esemplare, voluto dal mitico Mondino Fabbri.

Dispiace che sia stato colpito dal Covid-19, un’autentica tragedia umana. Tra gli sportivi è sempre stato benvoluto per la sua professionalità, perché dette il suo apporto di spiccata serietà allo spogliatoio. Certo, era un’altra Pistoiese, che grazie alla valenza della società attirava anche i campioni ottenendo risultati sul terreno da gioco e di immagine. La speranza è che la Pistoia sportiva torni presto a sognare grazie alla Pistoiese, a una dirigenza in grado di riportarla ai fasti di un tempo, laddove merita. Al momento, purtroppo, viviamo un periodo di mediocrità. Tornare ad atleti del calibro di Bellugi sarebbe splendido, un beneficio per tutti, per lo sport, per l’economia, per l’intera città che tornerebbe a far parlare di sé e non solo in Italia”. Intanto, gli sportivi arancioni abbracciano metaforicamente l’uomo Bellugi.