Puccini & orchestra, la scelta di Beatrice Venezi

Uscito per la Warner il disco dedicato alle composizioni strumentali dell'autore insieme all'Orchestra della Toscana

Beatrice Venezi (foto Marco Mazzari)

Beatrice Venezi (foto Marco Mazzari)

Milano, 17 ottobre 2019 - Il mio viaggio, My Journey. Con una dedica particolare alle sue radici, alla sua città, Lucca. E alla sua musica visto che protagonista assoluto è Giacomo Puccini, visto stavolta attraverso la sua produzione per orchestra. Beatrice Venezi, direttore d'orchestra non ancora trentenne, ha realizzato così un sogno musicale grazie all'etichetta Warner  per la quale è in uscita My Journey, Puccini's Symphonic Works, insieme all'Orchestra della Toscana. Presentato a Milano, l'album sarà disponibile dal 18 ottobre.

Il Puccini operistico è conosciuto da un pubblico vasto. Non così quello legato al repertorio strumentale: come mai questa scelta?

"L'orchestra ha un ruolo importante all'interno delle partiture di Puccini: infatti è un'orchestra che a suo modo canta e questo è un aspetto che non si tiene spesso in considerazione. Così come non si mette mai in luce abbastanza la capacità di Puccini come orchestratore. L'album vuole mettere in risalto questi aspetti che valorizzano anche la stessa scrittura operistica, grazie al suo lavoro di cesello e di creazione di un flusso musicale continuo".

Ci sono alcuni pezzi che, a differenza degli intermezzi, non fanno parte delle opere. Come li ha trovati e in quale modo li ha pensati all'interno della scaletta?

"Il brano di apertura del disco (Scherzo e Trio)  è un pezzo che in parte è una novità, anche perché la sezione centrale è stata ricostruita grazie al lavoro del Centro studi Puccini. E' un pezzo scritto dal giovane Puccini che già dimostra un certo impeto, quindi c'è anche un interesse musicologico e in pratica la composizione rappresenta un manifesto con cui si apre questa raccolta. Poi ci sono due capolavori come il Capriccio e il Preludio Sinfonico, quindi i Crisantemi scritti originariamente per quartetto che abbiamo eseguito con l'orchestra d'archi".

Passiamo invece ai brani tratti dalle opere...

"Per quanto riguarda gli intermezzi, la scelta è stata esclusivamente personale: ho inserito quelli che mi stanno più a cuore, sia per ragioni biografiche sia per gusto musicale. Il nodo di tutto è però l'Intermezzo da Manon Lescaut che contiene una vicissitudine particolare legata all'Orchestra della Toscana. Quando a 21 anni ho cominciato a suonare in orchestra gli strumenti a tastiera (pianoforte, celesta, organo) ho iniziato proprio con questa compagine. Poi qualche anno fa ho dovuto sostituire un collega all'ultimo minuto nella Manon Lescaut: senza prove ci siamo ritrovati proprio con questa orchestra ma io ero dall'altra parte, sul podio. Alcuni dei musicisti li conoscevo già, ma nessuno mi aveva visto in quel ruolo. Mi avrebbero accettato? Senza prove? Ci siamo presi questo rischio e abbiamo capito che potevamo essere un unico organismo e lavorare insieme. Tuttti noi ci ricordiamo questo intermezzo dopo il quale arrivarono applausi dal pubblico e da dietro le quinte. Quando mi hanno chiesto con quale orchestra volevo incidere il disco non ho avuto dubbi".

Da un punto di vista musicale e di lavoro comune come ha trovato questa formazione?

"E' un'orchestra dalla straordinaria versatilità perché formata da grandi professionisti con competenze diverse da armonizzare e che danno la possibilità al direttore di scegliere quali musicisti utilizzare per un solo in una determinata composizione. Abbiamo eseguito recentemente un concerto a San Miniato a Firenze presentando un programma variegato che passava da Mozart a Respighi a Caikovskij, Poi, e parlo per la mia esperienza personale, da parte di tutti c'è la volontà di dare il massimo e arrivare a un progetto di alto livello".

Lei è lucchese, come Puccini, A quando una presentazione a Lucca con l'orchestra?

"Sicuramente sarà fatta all'interno dei Puccini Days di quest'anno. Stiamo discutendo sulla forma ma penso che non ci siano i margini per farla con l'orchestra. C'è comunque stato un impegno importante da parte della Fondazione Puccini, primo ente sostenitore di questo progetto perché volevo fortemente che fosse un progetto del territorio, La registrazione è stata fatta in città e con un'orchestra toscana. Le immagini del book sono state scattate a Lucca e tutto aveva un senso da questo punto di vista. Piuttosto auguriamoci che Lucca possa avere quello che si merita sotto il profilo culturale. Questo mi sento di dirlo, perché è una città che ha un grandissimo potenziale, anche rispetto al flusso di turisti. Io vado all'estero e quando di dico che sono di Lucca, anche in Giappone, tutti pensano a Puccini. In Italia, magari mi citano i Comics o il Summer Festival (che vanno benissimo), ma non Puccini e penso ci sia un grosso problema di comunicazione".

Avendo vissuto in prima persona il disco durante la registrazione ha avuto la curiosità di ascoltare il master definitivo una volta completato?

"Certo, ho passato moto tempo in studio facendo anche il lavoro di editing, ma quando ho avuto il master finale ho provato una grandissima emozione nell'ascoltarlo, perché è venuto fuori proprio il mio pensiero musicale riportato fedelmente. Questo disco è una testimonianza che lascio agli altri, una cosa che trovo molto importante".