Sistema in buona salute C’è voglia di crescere: le imprese fiorentine premono l’acceleratore

Sistema in buona salute  C’è voglia di crescere:  le imprese fiorentine  premono l’acceleratore

Sistema in buona salute C’è voglia di crescere: le imprese fiorentine premono l’acceleratore

FIRENZE

"Da un punto di vista macroeconomico, il 2021 ha rappresentato un anno di "tregua" in un periodo caratterizzato da eventi esogeni di portata epocale". A spiegarlo il professor Francesco Giunta, ordinario di Economia aziendale al Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università degli studi di Firenze.

Professore, com’è stato il 2021 per l’economia fiorentina?

"Il progressivo attenuarsi dell’emergenza pandemica ha determinato un forte rimbalzo delle performance economiche e una crescita ottimistica delle aspettative. Consumi e investimenti sono tornati a crescere, alimentati da una capacità di spesa rafforzata dal risparmio imposto dalla pandemia, ma anche dalle liquidità messe a disposizione dal PNRR. Si è trattato, tuttavia, di una breve congiuntura positiva: già a partire dai primi mesi del 2022, l’intensificazione dei rincari dei prezzi delle materie prime e la destabilizzazione del quadro geopolitico internazionale, con l’invasione del territorio ucraino e l’impennata dei costi energetici, hanno rallentato la ripresa economica. In questo quadro generale, interpretare i risultati economici del 2021 aiuta a comprendere come il contesto economico fiorentino, già provato dagli effetti della crisi pandemica, si sia presentato ad affrontare le turbolenze della nuova congiuntura economica ancora in corso".

In termini di fatturato tutto questo cosa ha significato?

"Mediamente le imprese fiorentine nel 2021 hanno registrato una crescita del fatturato pari al 29%, superiore a quella registrata a livello nazionale (pari al +25,7%) così come riportata dall’Osservatorio FNC sui bilanci delle società di capitali (CNDCEC, 2022), la variazione è tale da lasciar immaginare che le imprese abbiano recuperato interamente i volumi di vendita pre-pandemici. Le imprese che chiudono il bilancio in utile sono l’85%, una percentuale superiore rispetto al dato nazionale, al 77% (Cndec, 2022). Migliorano i margini lordi, misurati dall’indice Ebitdaricavi: da un valore medio del 6% nel 2020, si attesta su un 7,2% nel 2021. La redditività degli investimenti recupera oltre un punto percentuale, passando mediamente dal 3,4% del 2020 al 4,9% del 2021. Sotto il profilo della solvibilità, si riduce di un punto percentuale il livello di capitalizzazione rispetto al 2020, passando mediamente dal 33% al 32%. Questa riduzione potrebbe essere determinata dalla ripresa degli investimenti legata all’accensione di nuovi finanziamenti che determinano una minore incidenza del patrimonio netto sul totale attivo. L’incremento del debito, tuttavia, non si ripercuote negativamente sulla solvibilità delle imprese, almeno per quanto riguarda il servizio del debito relativamente alla componente interessi".

Qual è il profilo delle top 500 fiorentine? Sono cresciute in modo organico?

"Suddividendo il gruppo di imprese secondo le soglie dimensionali relative a fatturato, totale attivo e numero di dipendenti utilizzate per identificare piccole, medie e grandi imprese, emerge che le Top 500 fiorentine sono per il 28% grandi imprese, per il 62% medie e per il 10% piccole. I risultati per il 2021 mostrano una dinamica abbastanza simile per quanto le grandi e medie imprese, con un livello di crescita del fatturato pari al 22% per le grandi e 23% per le medie e un margine lordo sulle vendite (Ebitdaricavi) pari al 7,6% per le grandi e 7,9% per le medie. Le piccole, invece, mostrano una crescita più contenuta dei ricavi (+19%), ma soprattutto un margine lordo medio sulle vendite fermo al 2,5%. Nonostante la marginalità più bassa, le imprese piccole spuntano i migliori risultati in termini di redditività degli investimenti, pari al 7,8% nel 2021 (5,5% nel 2020), contro un valore del 4,7% per le grandi (3,7% nel 2020) e del 4,8% per le medie (3,2% nel 2020)".

Quali sono i settori più rappresentativi?

"Considerando i primi sette, pari al 65% delle imprese analizzate, il più rappresentativo delle Top 500 nel 2021 è il commercio all’ingrosso con 102 società (102 nel 2020); seguono calzatura, tessile e abbigliamento con 70 (75 nel 2020), automotive e trasporti con 62 (65 nel 2020), metallurgia e prodotti in metallo con 39 (35 nel 2020), commercio al dettaglio con 35 (35 nel 2020), edilizia e costruzioni con 28 (23 nel 2020) ed elettronica e informatica con 27 (28 nel 2020). Guardando alla crescita del fatturato, sono il settore della metallurgia e prodotti in metallo, insieme all’edilizia e costruzioni a far registrare l’incremento più elevato, con una crescita media rispettivamente del +42% e del +33%. Le imprese metallurgiche sono riuscite a coniugare la ripresa dei volumi con un deciso miglioramento dei margini lordi (misurati dall’Ebitdaricavi), passati mediamente dal 8,5% del 2020 al 10,7% del 2021. Lo stesso non può dirsi per il comparto edile, che pur essendosi avvantaggiato dell’agevolazione fiscale rappresentata dal superbonus 110%, che ha generato un forte impulso alla domanda, non ha visto incrementare i margini lordi, che addirittura sono peggiorati, passando dal 6,2% del 2020 al 5,8% del 2021".

Lisa Ciardi