La corsa al digitale Dopo la pandemia sono cambiati i processi di lavoro

La corsa al digitale Dopo la pandemia sono cambiati i processi di lavoro

di Lisa Ciardi

FIRENZE

La pandemia ha velocizzato il processo di digitalizzazione delle imprese, sia in termini di adozione di nuove tecnologie che di trasformazione dei processi di lavoro. E questo ha permesso passi avanti importanti anche nel nostro Paese, storicamente indietro da questo punto di vista. "L’Italia ha sempre registrato un notevole ritardo rispetto agli altri Paesi europei in termini di diffusione di competenze, servizi e infrastrutture digitali – spiega Massimo Bonacci, partner PwC Italia - pur avendo ottenuto significativi miglioramenti negli ultimi anni e registrando alcuni ambiti di eccellenza.

La digitalizzazione dei paesi dell’Unione Europea viene monitorata dal 2014 dal Digital Economy and Society Index (Desi), che fornisce una misura quantitativa della digitalizzazione di società, imprese, servizi pubblici e della qualità delle infrastrutture digitali. Nel Desi 2022 (riferito ai dati 2021) l’Italia occupa il 18° posto per livello complessivo di digitalizzazione della società e dell’economia, con un punteggio di 49,3 (contro una media Ue di 52,3) e in leggera ripresa rispetto ai dati 2020 (20° posizione) e 2019 (25° posizione)". Nel 2021 la spesa per il digitale è cresciuta del 5,2%, toccando un valore pari al 4,2% del Pil italiano e di 1.977 euro per occupato. Sono inoltre aumentate anche le spese in R&S (ricerca e sviluppo ndr) in ambito informatico: il 40% delle imprese ha intrapreso azioni per aumentare la digitalizzazione e il 35% ha sviluppato nuovi processi, che sono valsi l’8° posto nella classifica Desi 2022 relativa all’integrazione del digitale nell’economia. Il 60% delle aziende italiane impiega tecnologie digitali (media Ue 55%), mentre la quasi totalità usa la fatturazione elettronica e il 52% i servizi in cloud (media Ue 34%).

Complessivamente, il mercato digitale in Italia ha raggiunto un valore di 75,3 miliardi di euro, e si prevede che la crescita continuerà: +4,3% nel 2023, +5,7% nel 2024 e +6,3% nel 2025. In particolare, le tecnologie più innovative (come cloud, big data, Ai, internet of things, quantum computing, blockchain, robotica) potrebbero registrare Cagr superiori al 13% fino al 2025, mentre il mercato per le tecnologie di cloud computing è previsto crescere del 22,2% nel 2022 e del 22,5% nel 2023. Questi passi avanti sono sostenuti anche dai molteplici strumenti di finanza agevolata messi in campo dall’Ue e dal Governo. Tra questi spicca il Piano Transizione 4.0, finanziato per oltre 19 miliardi di euro dal Pnrr, che riconosce crediti di imposta da un minimo del 10% fino a oltre il 50%, proporzionalmente alle somme investite. Restano invece le difficoltà nelle infrastrutture digitali, in cui l’Italia sconta grandi ritardi nelle aree rurali, sia in termini di rete fissa ad altissima velocità (Vhcn, Very High Capacity Network) che di fibra. Le criticità maggiori riguardano infine la ridotta diffusione delle competenze digitali, che vedono l’Italia è al 25° posto della classifica Desi, con un punteggio di 36,6 (media Ue 45,7). Il 54% dei cittadini italiani non dispone di competenze di base (media Ue 46%), mentre solo il 23% padroneggia competenze superiori (media Ue 26%). Questo ha conseguenze sull’economia: solo il 3,8% della forza lavoro è specializzata in tecnologie digitali (media Ue 4,5%) e le Pmi italiane hanno i livelli più bassi in Europa di specialisti Ict nell’organico (12% a fronte del 18% di media Ue). Infine solo il 15% delle Pmi risulta in grado di fornire formazione digitale al proprio interno (media Ue 18%).

"Le competenze digitali della popolazione sono il vero asset strategico per la competitività del Paese – conclude Massimo Bonacci, partner PwC Italia - Accanto ai crescenti investimenti in digitalizzazione è quindi necessaria un’azione urgente del Governo per colmare l’ampio gap registrato dall’Italia. Significative a riguardo sono la "Strategia Nazionale per le Competenze Digitali" e il piano "Repubblica Digitale", che mirano a migliorare le competenze digitali della popolazione ponendo ambiziosi obiettivi al 2025 in termini di diffusione delle skill digitali a livello scolastico, universitario, nelle imprese e nella pubblica amministrazione".