Disegnare un futuro diverso per i bambini di Haiti

L’idea di suor Marcella Catozza, sostenuta dal Progetto Agata Smeralda, è quella di farli studiare in Italia

Agata Smeralda

Agata Smeralda

Quando parla un testimone tutto diventa più vivo e reale. E ancor più quando condivide situazioni drammatiche. La concretezza terribile del male e della cattiveria umana emerge nei racconti di Suor Marcella Catozza che gestisce il Vilaj Italyen nella capitale di Haiti, a Porte au Prince, e che è arrivata a Firenze, con i suoi 24 bambini orfani che frequenteranno un campo estivo ad Assisi. Tante volte Suor Marcella, già a seguito del terremoto di Haiti nel 2010, è stata sostenuta dal Progetto Agata Smeralda, associazione fiorentina che da oltre venticinque anni attraverso le adozioni a distanza ha dato e dà un futuro a migliaia di bambini. Suor Marcella quindi non poteva non fermarsi a Firenze, dal professor Mauro Barsi, presidente del Progetto Agata Smeralda che ha organizzato un incontro con volontari e adottanti. E le parole della missionaria italiana sono state sconvolgenti, ma anche con una prospettiva di speranza, pur difficile. Suor Marcella ha condiviso lo sgomento di una «violenza terrificante in una città letteralmente paralizzata dallo scontro tra bande rivali, che chiudono le strade, ostruiscono gli ingressi con gli pneumatici ai quali danno fuoco e con i pali della luce divelti. Così le vie di accesso sono bloccate e tutto si ferma, compreso scuole e ospedali che sono rimasti chiusi». Una guerra tra bande per assicurarsi il controllo del territorio e, nel mezzo, la gente e i piccoli della Kay pé Giuss, la casa di accoglienza che ospita 140 bambini all’interno del Vilaj Italyen. Gli scenari sono terribili: «camionette con manifestanti che sparano a tutti, uomini che entrano nelle case con il machete e fanno a pezzi chi trovano. La polizia sta a guardare, corrotta e connivente. Scontri a fuoco dappertutto; in uno di questi gli spari hanno colpito un’ambulanza che trasportava una donna incinta, poi deceduta. I malati bisognosi di dialisi che sono morti perché l’ospedale era chiuso». Un clima di violenza che era lì, accanto a loro: una delle bande si è nascosta proprio nella loro baraccopoli. Suor Marcella e gli educatori, minacciati di morte, hanno pensato per prima cosa ai bambini: «dobbiamo aiutarli a superare questi traumi e soprattutto a fare esperienza che non tutto è negativo, che esiste anche il bene. Per questo oggi siamo qui». L’idea di Suor Marcella è quella di sottrarre temporaneamente gruppi di bambini dall’inferno di Haiti, facendoli studiare in Italia. «L’unica possibilità è inserire nella loro cultura un fattore nuovo, altrimenti continueremo a mantenere una dipendenza, a creare violenza. E il primo passo è l’istruzione. La scuola deve aiutare i ragazzi a costruirsi un futuro diverso da quello fatto di miseria, baraccopoli e violenza. Bisogna avere il coraggio di spezzare questo meccanismo. Nessuno li vuol strappare da Haiti, sono legati al loro Paese, hanno nel cuore la loro terra e la loro storia. Facciamo nascere nel loro cuore prospettive diverse, in modo che da grandi possano riprodurle nelle loro comunità. Solo così potremo generare un cambiamento vero». Mauro Barsi ha salutato Suor Marcella e i bambini haitiani con una promessa: «la grande famiglia di Agata Smeralda è con voi e continuerà a stare al vostro fianco».