Auser Toscana

Dove nascono le bambole “Pigotte”

Nazione Solidale

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Viaggio nelle Sartorie della solidarietà Abili volontarie che, ago e filo alla mano, danno il via libera alla loro fantasia e manualità per dare vita a creazioni con un’anima buona. È il concetto delle Sartorie della solidarietà, una realtà diffusa e consolidata nel mondo Auser. Nate più di 20 anni fa da un’intuizione di Auser Toscana, con le prime sedi create tra 1989 e il 1990 ad Abbadia San Salvatore (Siena), Vaiano (Po) Empoli e Rufina (Firenze), negli anni si sono moltiplicate: oggi se ne contano circa 50 nella sola regione Toscana, per un totale di 800 volontarie, mentre ulteriori realtà sono sorte in altre regioni italiane come Lazio, Puglia, Veneto, Lombardia.

Le Sartorie della solidarietà sono principalmente luoghi di incontro, svago e relazione, all’interno dei quali le volontarie liberano la loro creatività cucendo con le loro mani pupazzi, borse, vestitini e tanti altri oggetti di stoffa. Le materie prime, tessuti e lana, sono fornite da aziende e singoli cittadini che donano rimanenze di materiali non più impiegabili ma preziosi per le sartorie, nelle quali le volontarie dimostrano la loro abilità dando nuova vita a scampoli di tessuti destinati a rimanere inutilizzati.

Creazioni belle dentro e fuori. I risultati delle opere delle volontarie sono devoluti a progetti di solidarietà in Italia e nel mondo di ogni tipo: dalla collaborazione con la parrocchia di quartiere all’adozione a distanza, fino alla partecipazione a progetti di Ong come Nexus, Intersos, Emergency o di organismi internazionali come l’Unicef. Non tutti sanno che moltissime delle famose Pigotte, le bambole di pezza ormai diventate simbolo dell’Unicef, nascono infatti dalle mani delle volontarie dell’Auser.

«Lo scopo principale del progetto – spiega Giovanni Forconi, responsabile delle Sartorie della solidarietà per Auser Toscana - è quello di togliere dall’isolamento le persone sole e reinserirle nella società. Le sartorie sono sinonimo di aggregazione e inclusione sociale. Funzionano bene perché si basano sul passaparola e per le volontarie rappresentano un momento di svago in cui si può fare due chiacchere e contemporaneamente dare il proprio contributo nelle società».

Piccoli esempi di ingegno e artigianato, dal cuore grande: a ogni Pigotta acquistata, ad esempio, corrisponde la possibilità di vaccinare un bambino e salvargli così la vita. In questo modo le sartorie, oltre a essere un luogo di aggregazione dove passare il proprio tempo in piacevole compagnia e recuperare la propria manualità, sono diventate un modo per vivere attivamente la cittadinanza e fare volontariato. Un modo creativo e poco costoso che valorizza il sapere e l’abilità delle volontarie Auser convertendolo in un immenso valore sociale.