E’ il palazzo più bello di tutta la provincia, imponente e austero allo stesso tempo, semplice nei suoi lineamenti ma con più di una meraviglia conservata al suo interno, ciò che è rimasto delle spoliazioni del passato (in parte trafugate, in parte vendute per risanare i debiti della corte), ultime vestigia di quello che fu un piccolo Stato rinascimentale sopravvissuto agli appetiti dei grandi. Con il castello sulla rocca, palazzo ducale è l’altro gioiello di quella Massa che fu marchesato, principato e ducato. Una storia lunga, iniziata con i marchesi Malaspina che abitavano il castello, ma ai piedi della rocca c’era anche una piccola casa nel borgo di Bagnara, un tempo piazza di san Pietro, oggi la centralissima piazza Aranci.
Ufficialmente l’anno di nascita di quello che poi diventerà palazzo Ducale si fa risalire al 1568 con Alberico I, ma già qualche anno prima, nel 1563 sono attestati alcuni ampliamenti della casa originale. Le cronache del tempo narrano di feste di nozze celebrate al suo interno: nel 1552 quelle di Alberico I con Elisabetta della Rovere, nel 1563 le seconde nozze di Alberico I con Isabella di Capua. Poco dopo, nel 1568, si alzano le mura esterne, sono effettuati lavori di adeguamento della loggia lato mare, sono rifatti i camini e le porte delle stanze, mentre nel XVI secolo la facciata è già ben delineata con un giardino verso il mare. Tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 il palazzo si presenta su tre piani con due ali, di colore bianco, con portali in arenaria e decorazioni a stucco alle finestre. E’ con Carlo I che arrivano gli ampliamenti: il sovrano vuole un palazzo più grande anche perché al suo interno vi deve sistemare qualcosa come dodici figli. A lui si fa risalire la costruzione del salone degli Svizzeri, ancora oggi uno dei gioielli del piano nobile, mentre al suo interno si tengono le feste di nozze dei suoi figli, il primogenito Alberico nel 1626 e Veronica nel 1628. Intanto si susseguono i sovrani Alberico II e Carlo II (con quest’ultimo a fine ‘600 nasce il grottesco nel cortile) ma è con la morte di Alberico III che inizia la crisi del ducato e la decadenza del palazzo.
Alberico III muore senza testamento ma lascia molti debiti per avere dissanguato lo Stato per i continuI tributi versati alla cassa imperiale. Per ottemperare ai debiti, il successore Alderano vende arredi e oggetti preziosi, spogliando il palazzo che perde sempre più di importanza quando la figlia Maria Teresa sposa Ercole Rinaldo d’Este e predilige Modena a Massa. A portare via quel poco rimasto, ci pensano poi i francesi che arrivano in città nel giugno del 1796. Un po’ il generale Lannes che comanda le truppe, un po’ il mercante francese Alessio Roman che acquista il diritto di smontare tutto: le inferriate, le canale del tetto, i marmi incastonati nei muri e se trovasse qualcuno disposto ad acquistarli, venderebbe anche i sassi dei muri. Con Massa capoluogo del dipartimento Alpi Apuane nella Repubblica Cisalpina, e poi sottoprefettura del Crostolo nel Principato Lucchese dei Baciocchi, il palazzo diventa sede di uffici amministrativi e magazzini, ma la parte riservata alla sede della corte è al centro di nuovi arredi, mentre nel 1807 nella piazza viene abbattuta la chiesa di San Pietro per dare maggiore respiro.
Poco abitato da Maria Beatrice, il palazzo è adibito ad uffici amministrativi periferici del ducato di Modena, per poi essere acquistato dalla deputazione provinciale nel 1871. La facciata che oggi si può ammirare è quella del 1702 di Alessandro Bergamini, mentre al suo interno sono rimasti l’alcova, la cappella, il salone degli Svizzeri.
Maurizio Munda